Abito a Catania da circa 20 anni, ho sempre guardato l'Etna con molta ammirazione, la sua grande mole e il pennacchio di fumo in cima. Tremila e trecento cinquanta metri, occorre spostarsi sulle Alpi per trovare una vetta così alta, la Marmolada, per esempio, grossomodo ha la stessa altezza. Osservando da Catania il fumo uscire dalle bocche del vulcano, sembra che esso sia fermo, come se fosse disegnato, non si coglie la reale percezione del movimento. Tanti anni dopo, invece, quando per la prima volta salii sulla torre del filosofo, a circa 3.000 metri di quota, ebbi l'opportunità di osservare i crateri "sommitali" da una distanza ravvicinata, a circa 1000 - 1.500 metri. Per la prima volta ebbi l'occasione di osservare lo scorrere del fumo dei vapori. La cosa non mi lasciò indifferente, il fumo e i vapori spinti dal vento si infrangevano sulle cime centrali, creando disegni nel cielo, tali da permettere di capire e percepire la velocità la direzione e la forza del vento. Osservavo il movimento dell'aria sotto i miei piedi, percepivo che essa era più fluida, improvvisamente diventava un mulinello, trascinando con se un pò di polvere o nevischio e poi si calmava, e così ad oltranza. Invece osservando i crateri "sommitali"; un movimento turbolento del fumo dei vapori sembrava il mare infrangersi sulle rocce della costa. Osservando la cima mi chiedevo se fosse possibile volarci sopra, ero agli inizi della mia esperienza in aeromodellismo, pensavo che sarebbe stato impossibile poter volare con qualunque velivolo. |
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Diversi anni dopo, casualmente a Fiumefreddo vidi per la prima volta un UAV, www.robotic.diees.unict.it/robots/uav/uav.htm un aeromodello di circa 4 metri di apertura alare, con a bordo tanta elettronica. Parlando con uno degli ingegneri responsabili di quel progetto, mi spiegò che l'avrebbero usato per sorvolare l'Etna, l'elettronica sarebbe servita per guidare il modello in modo autonomo seguendo un ben preciso programma di volo; davvero fantastico, per me era fantascienza! Non riuscivo ad immaginare che quel velivolo avrebbe potuto affrontare le condizioni che avevo visto in cima all'Etna. Non nascondo che mi sarebbe piaciuto tantissimo partecipare a quel progetto, ma chiaramente era impossibile. Tempo dopo fui contattato da quel gruppo di sviluppo UAV, avevano visto le mie esperienze in campo aeromodellistico, illustrate su www.openflight.it Apprezzavano il mio sistema di ripresa aerea e lo ritenevano efficace, certo non paragonabile ad un UAV, ma sicuramente utile. Mi invitarono nel loro laboratorio, per chiedermi dei consigli in merito a quale velivolo fosse stato più idoneo per i sorvoli dell'Etna. Da lì capii che il povero UAV che avevo visto qualche anno prima a Fiumefreddo, era andato distrutto! Quindi le mie perplessità riguardo le condizioni ambientali del vulcano erano fondate! Ero contento del fatto che mi consultarono, per me era gratificante, inoltre pensavo che quell'incontro poteva essere la scusa per coinvolgermi nel loro progetto. Invece non fu così, anzi capii che per poter volare con l'aliante partendo dalla torre del filosofo, dovevo avere il consenso dell' I..N.G.V. o Del Corpo Forestale, cosa che per me era proprio impossibile perché appunto non conoscevo nessuno. Per raggiungere l' obbiettivo, non dovevo affrontare solo i problemi tecnici che la natura reclama, ma dovevo trovare una strada o un modo per convincere chi di dovere a concedermi la possibilità di effettuare dei voli in aerea dei crateri centrali. Dovevo vedermela da solo, ero consapevole di non aver nessuna amicizia, o conoscenza. |
Mentre cercavo contatti, provavo a risolvere i problemi tecnici, quindi prima fra tutte, la grande distanza da coprire, poi il carico pagante, le eliche, il carrello. Dovevo fare un piano di volo efficace che mi avrebbe permesso di poter definire il punto di lancio, di sorvolo, e di atterraggio. Il piano di volo doveva prevedere anche la possibilità di eventuali atterraggi di emergenza. Facevo delle visite periodiche sul vulcano per studiare la geografia del posto e del vento. |
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Dalle visite notai che il vento dominante va da Ovest verso Est, quindi verso il mar Ionio. Il decollo, secondo le mie osservazioni doveva essere effettuato qualche metro più avanti dopo la Torre del Filosofo; dovevo disporre di una spinta almeno pari al peso del velivolo, per garantire una spinta sufficiente a superare le turbolenze in prossimità del suolo. In prossimità del suolo l'aria è molto turbolenta. Nel mio piano di volo c'era l'idea di guadagnare l'area ad Ovest dei "sommitali", zona in cui si formano le dinamiche ascendenti, sfruttando quelle correnti d'aria potevo usufruire dell'energia che la natura mi offriva gratuitamente. Intuivo che la chiave del successo era proprio quella. Ero consapevole che le batterie a quelle temperature non avrebbero reso tanto, per cui sapevo che non avrei potuto contare su di loro a lungo, quindi dovevo pensare al decollo e al raggiungimento immediato dell'area prefissata, dalla quale poter guadagnare ancora quota. Solo grazie alla spinta delle correnti potevo superare i crateri "sommitali" da una quota complessiva di almeno 3700 metri circa. Pensavo che avendo quota potevo sorvolare anche sottovento e muovere l'aliante in modo disinvolto. Mi resi conto che era necessario allenarmi portando l'aliante più distante possibile da me. Dovevo pilotare il modello anche quando fosse un puntino nel cielo! Mi recai da un oculista facendo un nuovo occhiale che potesse offrirmi la massima resa, inoltre feci qualche mese di allenamento nell'area del campo volo di Ramacca, per verificare la distanza. Per determinare la distanza massima utilizzavo una foto camera digitale puntata verso il suolo, attraverso le foto potevo stimare la distanza dal punto di lancio attraverso dei punti fissi a terra: un pozzo, un muro di sostegno e altre strutture in grado di dare l'informazione desiderata. Dai test mi accorsi che riuscivo a coprire un raggio di circa 1300 metri. Provai tante volte, non ricordo con esattezza ma non volevo lasciare nulla al caso. Dovevo tener conto anche del problema delle nuvole e dei fumi, quali salgono all'improvviso e avvolgono ogni cosa, osservando le seguenti foto ci si rende conto facilmente delle condizioni ambientali: http://picasaweb.google.it/fausto.giudice/SORVOLOETNA# Avevo un'idea di come poterne uscire da una situazione simile, mi rendevo conto però che dovevo provare a simulare qulle condizioni. Apro una piccola parentesi, ogni anno con mia moglie mi reco a San Vito Lo Capo, e faccio una settimana di mare ed escursioni tra le rocce della riserva dello Zingaro. Luogo prediletto da una rarissima aquila, detta del Bonelli. Spesso l'aliante viene scambiato dai rapaci come un rivale, per cui essi si avvicinano uscendo allo scoperto. Diverse volte mi è capitato di avvistare un'aquila minore o altri rapaci, essi si avvicinano fino ad "odorare" l'aliante, poi quando capiscono che si tratta di un UFO! si allontanato lentamente. Quindi come dicevo a San Vito mi capitò di volare tra le nuvole, e come previsto l'aliante sparì, per prima cosa "trimmai" il modello in modo da dare una leggera picchiata in avanti. in questo modo offrivo all'aliante una direzione ben precisa e vigorosa, per evitare di deviare in direzioni sconosciute. Aspettai 8 -10 secondi fin quando non apparve sotto le nuvole, nel punto più avanti da dove era sparito, quindi nel punto dove me lo aspettavo, quindi feci un sospiro di sollievo e capii che la manovra fu azzeccata. |
Nel frattempo avevo contattato un responsabile del Centro Vulcanologico, lui incuriosito mi convocò, osservai che era particolarmente interessato per questo non persi tempo a proporre di effettuare dei voli di test sopra l'Etna, non vedevo l'ora di dimostrare cosa riuscivo a fare con il mio aliante. Nella conversazione non spiegai dettagliatamente la missione, mi limitai a spiegare cosa mi serviva e basta. Chiesi semplicemente che mi portassero alla torre del Filosofo e l'autorizzazione al decollo. Insomma la mattina dell'undici ottobre 2007, preparai due alianti, in modo d'avere un secondo di scorta. Caricai sulla Jeep i velivoli più l'attrezzatura, quindi stretti come sardine arrivammo alla torre del filosofo dopo circa tre ore, passando dal rifugio sapienza poi la salita fino al punto più alto della funivia, ed infine a destinazione. Quindi in un poche ore passammo dalla calda Catania con i suoi 22 gradi d'autunno, ai meno 2 gradi dell'area "sommitale" del vulcano più alto d'Europa. Avevo molto freddo, e per questo non mi ero ben attrezzato, cercai di montare ali, fotocamera e batterie secondo i piani. Prima del lancio ebbi qualche problema con la foto camera, fui costretto a sostituirla, avevo quasi tutto doppio! in modo che per qualunque ragione potevo avere una seconda possibilità. Quindi due prove a terra, alettoni, flap motore e poi via, in volo! non credevo ai miei occhi, il mio aliante volava sul vulcano come se l'avesse fatto da sempre. Avvertivo la sensazione come se fosse più pesante del solito, mi rendevo conto che ciò era prodotto dalla rarefazione, per fortuna le condizioni erano piuttosto buone, per cui avevo un volo perfetto. |
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Un passaggio sul cratere del 2002 posto a 2950 metri, l'aliante sorvolava il cratere da circa 500 metri da terra, feci tante foto, il cratere e i turisti attorno al suo bordo. Portai indietro l'aliante per, guadagnare quota sfruttando le correnti. Cercavo di guadagnare quota con l'intento di sorvolare crateri "sommitali". Man mano l'aliante diventava più piccolo, in quel momento avevo il problema di capire se l'aliante ronzava sopra i "sommitali", purtroppo per un effetto prospettico non si capiva bene, i crateri sembravano più vicini di quando in realtà erano. Inoltre il fumo non mi permetteva di vedere bene l'aliante, spariva poi riaffiorava, ma ciò non mi faceva tirare indietro, avevo tutto sotto controllo. Convinto che tutto era andato bene portai indietro il modello e feci un atterraggio molto tranquillo. |
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Andammo ad osservare le foto, purtroppo non trovammo nessuno dei crateri centrali. Avevo messo gli occhi su una foto, quella precedente, però non avevo i crateri centrali. Per questo non mi arresi, montai un secondo pacco batterie, andai nuovamente in volo. Quindi senza perdere tempo andai diretto verso i "centrali", l'aliante sembrava non spingere più, come se fosse ancora più pesante del solito, davo la massima potenza ma non ottenevo nessuna risposta. Mi resi conto che avevo perso le batterie, si erano scaricate a causa del freddo, consapevole del fatto non tentai di tornare a casa, ma provai ad agganciare le correnti ascensionali, non ricordo bene quando tempo persi, ma una volta in quota l'aliante iniziò a salire. L'aliante era lontanissimo, sebbene 3 metri e venti e la sua colorazione, si vedeva solo un puntino, non avevo visibilità dell'assetto dell'aliante, pensavo che se al primo volo non ero riuscito a sorvolare e fotografare i crateri centrali, mi serviva un allontanamento più deciso. Ricordo che ogni tanto perdevo il controllo, l'aliante volava esclusivamente in dinamica senza l'ausilio del motore, facevo tesoro dell'esperienza fatta volando nei pendii. Le correnti d'aria sbandavano un po' il povero aliante, mentre le nuvole e i fumi lo nascondevano leggermente, facendolo sparire per un attimo e poi riaffiorare. Insomma diciamo che non era proprio il voletto della domenica al pendio di Niscemi!!! Inoltre come se non bastasse avevo le dita gelate. Insomma feci qualche giretto tra le nuvole e i vapori sopra i crateri centrali da una quota di circa 500-600 metri dal suolo. Durante il volo impartivo il comando per lo scatto fotografico, senza badare cosa stavo fotografando, ero molto concentrato a osservare il modello, sapevo che era un volo di test e non dovevo pensare ad altro che portare a casa tutto. Tornai indietro in atterraggio, esso fu leggermente lungo, il modello atterrò in malo modo. Non si ruppe nulla, tranne che lo sgancio programmato delle ali. |
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Nel secondo volo riuscii a fotografare il cratere Sud Est, quindi potevo ritenermi soddisfatto. Ricordo che consultando le foto del secondo volo, non trovai immediatamente la foto che speravo. Le foto erano scattate da una quota elevata, dovetti riesaminare le foto diverse volte per capire che nel fumo si nascondeva il cratere. Di seguito la foto del cratere Sud'Est posto ad una quota di 3300 metri, la foto è scattata da una quota di circa 3.700 - 3.800 metri. |
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Insomma il mio aliante volò sopra i crateri e tornò a casa sano e salvo. Ero soddisfatto perchè avevo la consapevolezza che il mio aliante era il primo mezzo radio controllato a sorvolare quelle cime a oltre 3.700 metri di quota, ho scattato tante foto, a guardarle sembrano provenire dalla Luna, il suolo è pieno di crateri grigi. |
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Spero che questa cronaca possa essere interessante e da essa so possa ricavare lo spunto per nuovi altri sorvoli sempre nel rispetto delle regole e soprattutto della natura. Fausto Giudice www.openflight.it |