Caratteristiche tecniche: | |
Lunghezza | 1500 mm |
Apertura Alare | 1200 mm |
Peso in odv | 3800 - 4100gr |
Motore | brushless |
Batteria | 6S1P da 5000mAh |
Produttore | READY2FLY |
E’ l’addestratore avanzato nato da una collaborazione risalente al 1993 tra la Yakovlev e l’italiana Aermacchi, all'inizio noto come Yak-AT. Nel 1993, Aermacchi firmò un accordo di collaborazione con Yakovlev per il nuovo jet da addestramento che la società aveva sviluppato a partire dal 1991 per l'Air Force russa. Il velivolo fece il suo primo volo nel 1996 e venne portato in Italia l'anno successivo per sostituire il MB-339.
Nel 2000 però le differenze di priorità tra le due aziende portò alla fine della partnership ed i due partner continuarono a sviluppare l'aereo in modo indipendente con Aermacchi che ha mantenuto i diritti di commercializzazione in tutto il mondo tranne che in Russia e gli altri paesi della CSI.
Un po’ di storia per presentare questo aeromodello che sta affascinando, giorno dopo giorno, sempre più aeromodellisti. Ed è per questo motivo che oggi sempre più spesso sui campi di volo si possono ammirare esemplari sia di Yak che di M346 riprodotti sia da aziende specializzate che in proprio da modellisti capaci di lavorare compositi o balsa.
Quello che però voglio portare oggi alla vostra attenzione è un modello particolarmente accattivante e (cosa che non guasta mai) davvero quasi pronto al volo (PNP). Sto parlando dello Yak 130 dell’azienda svizzera Ready2Fly (www.ready2fly.com) che grazie alla collaborazione di Vitaliy Robertus, lo sviluppatore e pilota dello Yak 130 campione del mondo 2011, ha realizzato un aeromodello che stupisce per la sua fedeltà nei particolari e buone caratteristiche di volo.
Appena aperta la confezione che contiene il modello sorprende la qualità e l’ordine dell’imballaggio delle parti del modello effettuato su due strati: il primo contiene le ali, piani di quota e direzione ed i missili con i piloni alari, il secondo la fusoliera.
Nel kit sono fornite le poche viti che occorrono per fissare il timone verticale ed i piani di quota, un tubetto di colla specifica per l’epo, due spinotti dorati con termoretraibile e la riproduzione delle antenne che vanno incollate sul muso del modello. Viene fornito anche un manuale che però si riferisce alla versione da assemblare ma che comunque ben fa comprendere le operazioni (poche) da effettuare.
Lo Yak 130 della Ready2Fly è veramente un capolavoro con una buona fedeltà sia nella livrea che nei particolari riprodotti (sempre nei limiti di un modello realizzato in Epo). Il velivolo ha già installati i carrelli elettrici in scala di buona fattura che riproducono in linea di massima gli originali, con ruote, fari di atterraggio (spettacolari) e portelli che sono gestiti da un sequenzer già programmato: è sufficiente infatti inserire la spinetta (una sola per luci e carrelli) su un canale comandato da un interruttore ed il gioco è fatto: azionando l’interruttore della radio si avvierà la sequenza di apertura portelli, uscita carrelli, accensione fari di atterraggi (uno per ogni carrello) e chiusura portelli. Operazione inversa per la ritrazione dei carrelli.
Sul dorso si trova l’aerofreno che si attiva anch’esso tramite un canale sotto interruttore della radio. Molto realistico. Non mancano le luci di posizione che conferiscono al modello un tocco di qualità in più e l’aerofreno (da utilizzare assolutamente solo una volta atterrati per diminuire la velocità).
Le operazioni da effettuare sul modello in fase di assemblaggio sono davvero poche (illustrate bene sul manuale fotografico incluso nella confezione) e comprendono l’incollaggio del cono di coda che contiene il movimento del quota (che ha la parte superiore smontabile con due viti per ispezione), il bloccaggio sulla baionetta in metallo dei piani di quota con le viti in dotazione, il fissaggio (anche qui con due viti) del timone verticale, l’incollaggio del cono di punta. Il sistema di fissaggio delle ali avviene tramite le baionette alari che si inseriscono in fusoliera e due incastri in materiale plastico resistente su cui sono affogati i rispettivi dadi su cui, una volta inserite le ali, si vanno a stringere i relativi bulloni che trerranno in posizione le semiali. Il sistema consente uno smontaggio e rimontaggio veloce che si ottiene dopo aver tolo le spine dei servi.
Un discorso a parte va fatto per il copkit: il lavoro di progettazione dell’azienda svizzera anche qui si è dimostrato all’altezza delle aspettative tanto che viene fornito con i due pilotini in tuta avio arancione ed i pannelli strumentazione con gli adesivi applicati. Peccato solo per il peso del copckit che fa segnare 257 grammi sulla bilancia. Ma anche l’occhio vuole la sua parte…
E veniamo al cuore del nostro Yak130: l’ultima versione monta una ventola in metallo a 12 pale con un motore brushless da 1700kv accoppiato ad un regolatore da 130 amp. Il set è realizzato appositamente per questo jet e supporta solo un pacco batterie 6S (sia regolatore che motore). Ho chiesto espressamente alla Ready2Fly se era possibile eventualmente montare una o due batterie in più per esaltare le prestazioni ma mi hanno risposto che non è possibile e che la configurazione è stata scelta per ottimizzare pesi e prestazioni.
In effetti il modello in ordine di volo pesa dai 3,8 kg ai 4,1 circa a seconda se si montano tutti i missili in dotazione che comprendono quatto missili e due serbatoi sub alari che si fissano ai piloni alari tramite magneti molto forti. I piloni alari vanno invece incollati alle ali utilizzando la colla in dotazione.
In linea generale lo Yak 130 della Ready2fly si presenta molto bene ed anche il primo contatto con le mani (toccandolo…) è positivo e si comprende il grande lavoro effettuato sul disegno e la realizzazione. Dopo aver fatto notare che i servocomandi sono con ingranaggi in metallo (il che non guasta) devo dire che qualche perplessità l’ho avuta con i movimenti delle parti mobili dei flap: in posizione neutra infatti non hanno giochi mentre in configurazione decollo e atterraggio evidenziano un gioco verso l’alto: in sostanza se si prende il flap abbassato e lo si spinge con un dito verso l’alto questo si alzerà di qualche millimetro e una volta rilasciato tornerà ad abbassarsi in posizione. Ho controllato tutti le incerniera ture rf i giochi su servo e squadrette ma non ne ho trovati e l’inconveniente deriva dal fatto che il flap abbassandosi fa un’escursione in avanti che provoca appunto questo “lasco”. Ho evidenziato la problematica alla Ready2fly pensando che fosse un problema del mio kit ma invece mi hanno detto che anche negli altri questo movimento è presente ma che non influisce sul volo. In effetti così è in quanto il flap lavora con una spinta costante verso l’alto in fase di estensione e questo gli consente di non provocare flutter. Quello che si deve fare, invece, in fase di programmazione delle escursioni, è verificare l’estensione misurando l’escursione con il flap spinto verso l’alto.
Altra piccola annotazione (ma può essere considerata di routine su modelli del genere) riguarda la chiusura dei portelli che risulta non perfetta e con un po’ di gioco: sarà da verificare con il passare dei voli e quindi delle sequenze di apertura e chiusura se qualche cosa si dovesse logorare. Teniamo però conto che tutto questo è realizzato in plastica per non appesantire il modello e dunque non si può avere lo stesso risultato di un jet a turbina di ben altra consistenza.
Belli da vere ed efficienti, invece, i carrelli retrattili e le gambe in semi-scala: molto robusti e belli da vere; i fari di atterraggio, poi, danno quel tocco di professionalità che non stona.
Partiamo dalle prestazioni del gruppo propulsore: la ventola ha fatto registrare a terra nelle prove statiche un rendimento con batterie Nanotech 5000mah 35/70c 2130 watt con 94 ampere di assorbimento: un bel dato se si considera che stiamo parlando di una ventola 90mm con 12pale. La spinta statica stimata è stata di circa 3,4kg sufficiente a portare in volo un modello di questo peso. Devo dire, tra l’altro, che il gruppo propulsore gira molto bene senza tante vibrazioni ed il suono è sufficientemente realistico senza particolari stonature provocate da sgradevoli fischi.
La conferma della buona scelta della propulsione è stata confermata in volo (ho volato senza serbatoi e missili sub alari) che si è dimostrato realistico per la riproduzione che avevamo tra i pollici. Il test è avvenuto sulla pista del GAM di Grosseto che è mattonellata e lunga 100 metri, il che consente al modello di poter correre a sufficienza prima di avviare la rotazione di decollo: non ho potuto provarlo su erba ma su Youtube ci sono filmati che dimostrano che in configurazione di serie è possibile decollare anche dall’erba (se rasata ovviamente). Nel volo di collaudo il modello era stato impostato con le escursioni come riporta il manuale nella sezione “low” (ovvero escursioni minime) eccetto che per il cabra a cui avevo dato un’escursione a cabrare e picchiare di circa 7mm (che si sono dimostrati perfetti). Nonostante mi fossi ripromesso di farlo correre bene il modello dopo circa 40 metri ha alzato il muso e staccato il ruotino e a quel punto ho dovuto effettuare la rotazione per il decollo. Però nessun problema in quanto con un buon pacco da 5000Mah 35/70C lo Yak è salito senza problemi meravigliandomi come con una 90mm e 6 lipo potesse rendere così. Nel corso del volo di collaudo ho dovuto trimmare gli alettoni per una tendenza spiccata a girare a sinistra mentre il comando del cabra ha evidenziato la necessità di essere picchiato. Da qui il consiglio di collaudare il vostro Yak con i piani di quota neutri (qualcuno sosteneva di doverli mettere leggermente a cabrare…). Il modello si è dimostrato spettacolare nel suo volo sia per le qualità di riproduzione, sia per il suono “turbinoso” della ventola che la facilità di pilotaggio. L’atterraggio con i flap è davvero facile se si eccettua il fatto che con i flap al massimo il modello frena molto e necessità di motore per non rischiare lo stallo. Dopo 3,5 minuti sono atterrato e controllato le batterie: ne avevo consumato il 45% della carica il che mi ha confermato che si può volare tranquillamente 5 minuti tenendosi un buon margine di sicurezza.
Di come questo modello voli particolarmente bene ho avuto la riprova nel quarto volo quando ho cambiato batterie e installato un pacco un po’ più vecchiotto: il modello dopo aver staccato da terra ha evidenziato subito la mancanza di spinta e ha continuato a salire al limite dello stallo (spanciato con il muso in alto). Ho effettuato messo giro di pista e mi sono ripresentato all’atterraggio senza aver mai perso il controllo dello Yak: davvero notevole se si considera anche il suo peso non indifferente.
A conclusione del mio test devo ammettere che lo Yak 130 di Ready2Fly mantiene le promesse e oltre che in volo fa la sua bella figura anche a terra dove strappa consensi e suscita meraviglia tra gli amici modellisti. La dotazione completa sia di set sub alari e messili che di accessori come portelli, luci, aerofreno, lo rendono ancora più accattivante non facendoci rimpiangere la spesa che ovviamente non è da poco ma sempre in linea con il mercato visto tra l’altro che su questo jet il lavoro da compiere per l’assemblaggio è davvero ridicolo (1,5 ore al massimo). Lo Yak 130 per il momento viene distribuito in Italia direttamente da Ready2Fly che a catalogo ha anche altri bei modelli.
Sandro Cacciola