26 aprile 08, 00:49 | #21 (permalink) Top | |
User Data registr.: 17-01-2006 Residenza: Cecina
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Ma quanto sarò di fori?!!!!!!!! | |
28 aprile 08, 14:20 | #22 (permalink) Top | ||
Moderatore Data registr.: 18-05-2006 Residenza: Torino
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Dato che nelle simulazioni che stiamo facendo attualmete con Ansis non andiamo ad indagare i fenomeni di onda (noi siamo specializzati in problemi aerodinamici dove quel'effetto non c'e` e introdurlo ci costa al momento troppo in risorse di calcolo), per ora mi devo accontentare di simulazioni che qualitativamente mi diano un'idea del campo di pressioni e velocita` che si possono generare sulla carena. Pero`, da quel che ho visto finora, non riesco a capire come un piccolo ginocchio a prua posa modificare il campo di pressioni di meta` scafo, e, soprattutto, come possa riuscirci in condizioni di scarroccio e sbandamento a diverse velocita`. Al variare di questi parametri cambia tutto e radicalmente e quindi anche la sua "efficienza" nel generare l'effetto di cui tu parli. Dalle vostre simulazioni qual'e` il campo di velocita` e "angoli di attacco dello scafo" all'interno del quale questo fenomeno si stabilizza in maniere "efficace"? Ed e` da qui sorge al domanda successiva a proposito della sua efficacia su carene da 1 a 2 metri... Una soluzione del genere sarebbe applicabile anche a carene di 1 o 2 metri e con quanto beneficio? Citazione:
Hai ragione per le vasche: non ci provo nemmeno... tempo e soldi che non voglio spendere... per le boe, di solito non le sbaglio di 3 metri, e comunque non e` un problema di progetto Diciamo che con ANSIS penso di poter gia` fare qualcosa perche` ho chi ci lavora per me, pero` mi costa tempo e vorrei provare a capire se ne vale la pena. La domanda era mirata a questo: provo a riformularma in maniera piu` chiara. Mi sai dare una informazione di massima inerente l'efficacia del ginocchio in un certo range di velocita`/incidenze? Questo range e` trasponibile a Re simili ai nostri? Gia` che ci sono ti faccio anche qualche altra domanda a proposito del trim tab di cui ho trovato molto poco nella "letteratura" che sono riuscito a reperire. Con quali angoli di deflessione e` testato/usato sugli AC e quanto riesce a tenere piu` in asse lo scafo con la sua azione? Qual'e` la % di guadagno in angolo/velocita` in bolina data dal suo uso? Mi basterebbe anche una info qualitativa, immagino che i dati "ufficiali" siano riservati. Ciao
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28 aprile 08, 18:03 | #23 (permalink) Top | ||||
User Data registr.: 29-03-2007 Residenza: Barcellona
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Per "nostri" intendi LFT<2 mt? Direi di no, dopo il "famoso" ginocchio di LR, molti progetti hanno previsto tale accorgimento ma, fino ad un significativo rapporto V/dislocamento (massa inerziale) - raggiungibile solo su barche di elevate prestazioni e dislocamento. Tradotto in pratica, un mercantile vuoto dovrebbe viaggiare come un aliscafo perchè il bulbo di prua offra un guadagno pari al pescaggio a pieno carico. Come è piuttosto evidente, nessun progetto moderno - fatta salva la AAC - privilegia masse tanto elevate per giustificare una superficie velica maggiore. Proprio questo è forse il limite ed il fascino degli AAC. Citazione:
Concludendo: 1) se mi fai queste domande, difficilmente potrò darti una risposta veloce, e qualcuno potrebbe spazientirsi 2) se mi insultano, dovrai giustificarmi tu 3) la ricerca è affascinante, la sua esasperazione mortifica la soddisfazione di una buona prestazione quando sei bravo. Ne vale la pena? Ciao Max PS: segue fattura | ||||
29 aprile 08, 13:09 | #24 (permalink) Top | ||
Moderatore Data registr.: 18-05-2006 Residenza: Torino
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Sono molto contento della tua risposta perchè conferma alcune scelte progettuali fatte, specialmente a proposito del famigerato ginocchio che sulla mia barca non c'è. Credo che discussioni tecniche circostanziate possano interessare più o meno ad altri utenti, ma che nessuno possa insultare nessuno di fronte a una spiegazione... per di più data gratuitamente senza fattura per la consulenza Si può solo concordare, dissentire motivando o chiedere chiarimenti dove non si capisce se si vuole approfondire. Vorrei solo capire meglio cosa intedi in questa frase: Citazione:
Però il fenomeno che maggiormente traspare da osservazioni dirette confrontate con idati di ANSIS è che ai Re infimi dei modelli spesso scelte tecniche disastrose in simulazione cfd "non lo sanno" e funzionano lo stesso Per quanto riguarda quel che scrivi qui: Citazione:
Questo fa si che il timone vada facilmente in crisi per cui, se lo si fa lavorare troppo, capita che la messa a punto sia particolarmente critica. Nel rendimento globale sono dell'idea che una deriva di dimensioni sufficienti che si "occupi" dell'effetto antideriva e un timone che faccia solo da stabilizzatore senza essere troppo caricato sia un compromesso che difficilmente funziona male. Quindi se andrò avanti con gli studi sul trim tab credo che lo farò lavorare un po' di più che sui "grandi". Sui modelli 3D dello scafo con le appendici che abbiamo fatto girare sul CFD (purtroppo senza la parte di "pelo libero", quindi sicuramente approssimato) abbiamo riscontato che a velocità attorno ai 4 nodi per ottenere una componente antiscarroccio che bilanci la spinta laterale delle vele, la barca aveva un'incidenza rispetto al flusso (acqua) di circa 4 gradi. In questa situazione, con lo scafo assettato in base ai rilievi video e alle foto, ne risulta che il drag maggiore, ma anche buona buona parte dell'effetto antiscarroccio, deriva dallo scafo stesso. Con l'uso del trim tab dovrei riuscire a tenere un po' più in asse lo scafo con un buon vantaggio nella sua componente di resistenza, ma la deriva , oltre a fare dover fare molta più portanza, aumenterebbe anche la resistenza. Hai dati disponibili (divulgabili) che "sui reali" diano il vantaggio in termini rendimento% derivante dall'uso del trim correlati con le variazioni di drag /portanza di scafo e appendici? Poi le correlazioni in "piccolo" me le vado a cercare io Mi aspetto che l'uso del trim tab dia dei vantaggi, ma tuttora non riesco a quantificarli e prima di incasinare la barca con meccanismi e comandi in più mi piacerebbe essere un po' sicuro che serva. Grazie anticipatamente per la consulenza. Saluti
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29 aprile 08, 14:32 | #25 (permalink) Top |
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ITA-59 detentore x 2 anni del trofeo Safalero con la sua LucaRossa ITA-45 utilizzava il Tim Tab , a suo dire a qualcosinainaina , si parla di 120cm ora sul 2,50m non saprei . Ma visto che a percorrere 1 lato ci impiegate meno tempo di un 120cm il guadagno deve essere assoluto xchè il tempo è poco. Quando mi avete fatto provare i 2 AC10 il vantaggio del fiocco autovirante era tangibile da subito ( miglire manovrabilità ) se semplicemente in un giro di boa puoi recuperare 2 metri per manovrabilità e rapidità di messa a punto dele vele e ripartenza inmediata , mi domando , % di quanto deve migliorare la barca il tuo avversario per recuperare ? Mi sa tanto che ci si concentri troppo sul pelo ( non quello porco) il pelo del rasoio . |
29 aprile 08, 21:19 | #26 (permalink) Top | |||||||||||
User Data registr.: 29-03-2007 Residenza: Barcellona
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Uno - quello meno esaltante e che purtroppo mi costringe a parlare ancora di teoria pura - è che la dinamica dei filetti deviati dal trim tab fa si che questi incontrino la pinna del timone oltre il suo bordo di attaccatura, cosa che, seppur riducendone di circa il 10% la portanza in virata (e quindi l'efficacia di "sterzata"), ne riduce di circa il 25-30% la resistenza opposta all'avanzamento. Due - e qui vi invito a riflettere con un esempio pratico: cosa avverrebbe se un'automobile sterzasse anche con le ruote posteriori? Certamente una curva più rapida, con meno attriti, con maggior sensibilità. Diciamo che l'effetto di sterzata dato dal trim tab riduce il tempo di rotazione dello scafo intorno al suo centro di deriva... a voi trarne le conseguenze Citazione:
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La mia opinione è che sia molto utile laddove il timoniere sia in grado di sfruttarlo al 100% (parlo ovviamente di barche che siano già vicino al limite su tutto il resto) e questo si traduce in un termine incompatibile con il comando a distanza: maggior sensibilità di rotta, "sentire" la barca, soprattutto avere la percezione di quanto ti costa in termini di effetto freno quella trimmata, questo purtroppo lo quantifichi solo con le mani sulla ruota ed i piedi in carena. Citazione:
Adesso ti dico cosa provo quando mi fai certe domande. Hai presente quei quiz televisivi in cui ti chiedono "sta per partire la pubblicità, mi dica in 30 secondi l'evoluzione dell'umanità dal giurassico allo sbarco su Marte". Ancora due domande così e mi prendo le ferie per poterti rispondere. Ciao, spero almeno di esserti stato utile. Max | |||||||||||
30 aprile 08, 17:46 | #27 (permalink) Top |
Moderatore Data registr.: 18-05-2006 Residenza: Torino
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Grazie, come ti dicevo prima, non mi preoccupa molto se la discussione interessa a nessuno o no: questo è un forum, nessuno è obbligato a leggere e finchè si parla di argomenti tecnici, più o meno in tema, "fa buon brodo" e non esula molto dall'argomento. Sono pienamente daccordo con te che tante regolazioni, trim tab compreso, siano difficili da far funzionare su un modello e costino peso. Comunque qualche prova comparativa la si può fare in maniera abbastanza attendibile facendo viaggiare 2 barche similari insieme sullo stesso bordo per più volte. Noi usiamo questa tecnica da anni e funziona abbastanza bene anche se ci vuole molto metodo, tempo e pazienza per ricavare risultati e prove attendibili. Usando una barca di riferimento le cui regolazioni non vengono toccate, normalmente impiego un pomeriggio di test (2 o 3 ore) per mettere a punto (regolazione base) una andatura con un gioco di vele. E' per quello che cerco di limitare le variabili, altrimenti non basterebbe fare quello a tempo pieno Ti rammento che non faccio riproduzioni (non mi piacciono nè mi interessano) e soprattutto sono un po' più grandi degli 1:20. Sono barche progettate nel regolamento IACC versione 4 scalato in 1:10: quindi per fortuna la dimensione un po' più grande rende la caccia al mm nelle regolazioni meno tragica. Con 2,5 metri di scafo e 24 kg di peso sono più "barche piccole" che modelli nel loro comportamento generale e mi piacciono per questo. Come scrivi tu, la differenza di massa rispetto alla superficie velica e alla lunghezza è tale da vanificare quasi tutta la ricerca svolta sugli ACC che non è assolutamente trasponibile sui modelli. La mia barchetta AC/10 di 2,5 metri (1,85 al galleggiamento in statica) viaggia con un 10-12 nodi di vento a 4,5 di bolina e di lasco oltre 6,5 (rilevati con un gps on board). Se il vento aumenta va un po' di più. Come vedi siamo un po' oltre la velocità in dislocamento e non 'è nessun paragone con una ACC Credo che il parente "grande" più prossimo sarebbe forse un mini 6.50 a chiglia fissa. E questo è uno dei motivi per cui le riproduzioni non mi interessano: le cose da copiare sono talmente poche che è più facile introdurre **ate che soluzioni utili. Però tutto è trasponibile "cum grano salis" in entarmbi i sensi. Scusa mi se ti faccio domande di questo tipo, lo so che servirebbero dei trattati o dei pomeriggi passati insieme a rivedere i dati dei test fatti per rispondere e non certo poche righe. Però, dato che avevo fatto un discorso similare con un altro progettista a Ravenna qualche mese fa, volevo sentire anche altri pareri e vedere se c'erano dei punti comuni tra le risposte, i dati e soprattutto le impressioni che avevo registrato. Ho iniziato ad andare in barca a vela 33 anni fa, volo da 25, piloto modelli volanti da altrettanti anni e solo negli ultimi 6 ho iniziato a fare un po' di vela RC: ti posso assicurare che le sensazioni sono molto simili, solo che quando ci sei sopra è un po' più facile. Avendo fatto regate sulle derive per tanti anni quando le barche più "strumentate" avevano forse un bussola, trovo che il controllo degli avversari e il confronto "a sentimento" delle velocità propria e degli altri sia esattamente lo stesso di allora. Da quel che mi scrivi, non mi pare che tu abbia esperienza di pilotaggio dei modelli: ti posso assicurare che con la pratica si può acquisire una sensibilità similare (nota bene, parlo di sensazione) e che le prove comparative facendo correre sullo stesso bordo 2 barche simili per qualche centinaio di metri sono abbastanza efficaci, così come le regate a 2 con 2 skipper più o meno equivalenti. Per tornare in topic, nelle IOM si sono viste molte barche di varie filosofie diverse, comprese quelle più quadrate e mi pare che nel 2004 o 2005 un tedesco si sia presentato a un mondiale o un europeo con una barca strettissima e "quadrata" ottenendo anche dei risultati molto interessanti. Dato che il livello degli skipper era sicuramnte buono, sarebbe utile andare rintracciare qualche dato a riguardo per vedere un po' come era fatta, ammesso che si trovino. Comunque, a mio parere, questo starebbe a dimostre che date tot vele e una certa lunghezza/dislocamento, se tutto è ben fatto (giusta distribuzione dei volumi e centrature) la prestazione non cambia poi molto e più le dimensioni scendono, più le differenze si assottigliano. Ricordo di aver letto una interessante intervista a Biscontini in cui raccontava qualcosa sul genere: "le forme non sono altro che le superfici che collegano i volumi" e, aggiungo per deduzione, più si va "nel piccolo" e meno le forme contano... saluti
__________________ Claudio Vigada www.progetto-urca.com Footy-Italia gruppo facebook www.autonomy-f5j.it Facebook Autonomy F5J |
05 maggio 08, 10:15 | #28 (permalink) Top | |
User Data registr.: 29-03-2007 Residenza: Barcellona
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Non devi scusarti, spero che tu non mi abbia frainteso, la mia non era una critica. >Ho iniziato ad andare in barca a vela 33 anni fa, volo da 25, piloto modelli volanti da altrettanti anni e solo negli ultimi 6 ho iniziato a fare un po' di vela RC: ti posso assicurare che le sensazioni sono molto simili, solo che quando ci sei sopra è un po' più facile. Avendo fatto regate sulle derive per tanti anni quando le barche più "strumentate" avevano forse un bussola, trovo che il controllo degli avversari e il confronto "a sentimento" delle velocità propria e degli altri sia esattamente lo stesso di allora. Io ho iniziato qualche anno prima di te con la vela, in gioventù con le derive, esperienza culminata con gli FD, quando è esploso l'amore per la Star. Mio padre fu un pilota di idrovolanti. Dopo il mio primo volo, capii che non faceva per me. >E questo è uno dei motivi per cui le riproduzioni non mi interessano: le cose da copiare sono talmente poche che è più facile introdurre **ate che soluzioni utili. Giungiamo alla medesima conclusione, tu per scelta, io per professione. Quando progetti carene, non solo non puoi riprodurre nulla, ma i clienti si aspettano che ogni volta tu reinventi per loro i principi della fluidodinamica. Quando si lavora su un prototipo da regata le cose sono ancora relativamente semplici. Il difficile viene quando il committente di un 60' (ed ovviamente un investimento di portata adeguata) si aspetta di finire sulle riviste del settore con il suo prototipo iper prestazionale, poi ogni sabato mattina viene in cantiere e via via si accorge che non può assolutamente rinunciare ai ripiani lavabo in marmo, al pianoforte a coda, alla libreria delle carte nautiche e portolani in palissandro, con la sfrenata ambizione di far coincidere la linea di galleggiamento con l'attaccatura del bottazzo! Ciao Max | |
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