02 maggio 12, 14:51 | #41 (permalink) Top |
User Data registr.: 19-09-2008 Residenza: Genova
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| affondamenti e dintorni
Mi occupo di footy da quattro anni, non mi è mai affondato un barchino ( facendo le corna ) , ma ne ho visti andar giù parecchi ( quattro o cinque ), dunque una mia idea sull'argomento me la sono fatta. Il concetto base è semplicissimo : barche stagne non esistono. L'acqua entra dai passaggi delle scotte, dalla scassa dell'albero e da infiniti altri buchi e orifizi vari. Sperare di avere la "barca stagna" è un illusione ( rischiosa ) . Ergo l'unico modo per evitare quel che in gergo assicurativo si definisce "full loss" è quello di avere delle ragionevoli riserve di galleggiamento. Palline da ping pong, palloncini pieni d'aria, pezzi di polistirolo, o zone stagne dello scafo ( prua poppa ) separate con paratie divisorie da una zona "bagnata" centrale. Ai sapientoni che hanno da ridire sui tre grammi di sovrappeso del polistirolo, faccio notare che non sempre l'acqua è profonda meno di un metro. Ricordo inoltre che se uno va a regatare all'estero si può trovare in una allegra situazione di pioggia e trenta nodi di vento ( footy euro gp 2008 a Liverpool ) . La scorsa estate durante un bordo di bolina di una regatina della footy cup, la barca dell'amico livio è sparita di circolazione in un batter d'occhio. Talmente in fretta che nessuno l'ha vista affondare, infatti pensavamo che fosse dispersa chissà dove con il radiocomando kaput. Nel tragicomico contesto abbiamo scoperto ( a spese di livio ) che il fondale del lago di Avigliana non ha nulla da invidiare a quello della fossa delle Marianne - o quasi - . Anche se il dato esatto rimane tuttora incerto ( cinque metri, sette metri o dieci e mezzo ) stà di fatto che il footy ITA 48 giace tuttora negli abissi lacustri. Come si suol dire : meditate gente, meditate. Flavio |
02 maggio 12, 17:24 | #42 (permalink) Top | |
User Data registr.: 06-06-2007 Residenza: Torino
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| Citazione:
Organizzato il recupero per il giorno successivo con tanto di pedalò, torce subacquee, tubi con fondo trasparente, arpioni, sagole ancorate, nulla è servito : il fondo in quel punto è quasi 16 metri e con una scarsissima visibilità a partire già dai 3 metri di profondità a causa della forte corrente di fondo. Proprio per quest'ultimo motivo ho iniziato anche a dubitare della posizione dello scafo, chissà quanto avrà fatto di "scarroccio". Cmq per cocciutaggine personale, visto che ho "qualche" immersione sulle spalle , avevo anche pensato di scendere con l'attrezzatura ma alla fine era più lo sbattimento burocratico per immergersi in un parco naturalistico che l'effettivo valore dello scafo. Però quanto andava prima di affondare.... Da quel giorno la prima cosa che faccio negli scafi è realizzare una bella zona piena di polistirolo o qualsiasi altro materiale galleggiante e diverse prove anti affondamento ;)
__________________ Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare | |
02 maggio 12, 22:01 | #44 (permalink) Top |
Sospeso Data registr.: 13-12-2010
Messaggi: 1.278
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504 cc di polistirolo. 500 per equilibrare la footy, 3cc per equilibrare il polistirolo, 1 cc per tenere il tutto a galla. Non è gran cosa. La Footy sposta acqua per almeno un chilo e qualche etto, quindi lo spazio ce l'hai.
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02 maggio 12, 23:23 | #45 (permalink) Top | |
Moderatore Data registr.: 18-05-2006 Residenza: Torino
Messaggi: 4.598
| Citazione:
Solo che la mia, ad esempio, fa circa 1 litro scarso di volume, quindi è perfettamente inutile sforzarsi perchè, a meno di farla di poli pieno, non la si fa galleggiare manco a murì: non si deve riempire d'acqua, altrimenti... addio Però nessuno vieta di fare una footy di polistirolo pieno fermandosi a questo step: vedi sequenza costruttiva qui: URCA - Barca a vela RC da Record e toglierlo solo dove serve per metterci qualcosa dentro.
__________________ Claudio Vigada www.progetto-urca.com Footy-Italia gruppo facebook www.autonomy-f5j.it Facebook Autonomy F5J | |
03 maggio 12, 03:17 | #46 (permalink) Top |
Sospeso Data registr.: 13-12-2010
Messaggi: 1.278
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Credo che si parlasse, appunto, di riempire uno o più spazi vuoti di una barca a scafo VUOTO con polistirolo, in modo che se anche c'è un buco l'acqua non possa entrare... Se la barca ha lo scafo scavato nella schiuma il polistirolo già c'è... Il mio calcolo era questo: una footy che pesa mezzo chilo si presume che con questo peso e con lo scafo vuoto galleggi (tanto o poco non importa). Se c'è una falla lo scafo continua a pesare mezzo chilo, ma ovviamente non sposta più l'acqua che fornisce la spinta di Archimede, perchè l'acqua è finita anche DENTRO. Quindi quanta acqua devo cacciar fuori, o TENERE fuori dello scafo con un opportuno riempitivo? Mezzo litro (per ritrovare il galleggiamento "zero", assetto neutrale) più il volume di acqua corrispondente al peso del riempitivo (diciamo 3 grammi ossia 3 cc per mezzo litro di polistirolo espanso) più un cc per renderla positiva. Se la barca fa acqua e resta dritta andrà giù fino alla testa d'albero e lì si ferma come una boa.. Non contano i materiali, conta il peso. L'esempio era mezzo chilo, che sia di fibra, carbonio o balsa, che sia uno scafo pieno d'acqua o vuoto e asciutto o un pacco di legnetti e piombini tenuto con l'elastico l'oggetto per galleggiare ha bisogno di una spinta di ALMENO mezzo chilo più un cicinìn. O no? |
03 maggio 12, 17:18 | #48 (permalink) Top |
User Data registr.: 13-11-2010 Residenza: milano
Messaggi: 93
| Footanic
qualche considerazione sull'affondamento della mia barchetta, così che qualcun'altro non faccia i miei stessi errori la barchetta deriva dai disegni, postati tempo fa da Claudio D, del minifreccia in versione footy, pianta e vista laterale. panetto di espanso lavorato a carta vetrata per raggiungere, circa, una forma accettabile, poi laminato in vetroresina (prima volta che ci provavo). la coperta in due parti, sempre in vetroresina, ad imitare un "open", quindi con il pozzetto aperto posteriormente. ed ecco il primo errore: avrei dovuto pensare prima agli ingombri dell'elettronica che, dopo il kamasutra del modellista per farci entrare servi e batterie, la ricevente non entrava da nessuna parte. stavo allestendo una sorta di tuga da sigillare con scotch quando sono andato a provare la barca che aveva una ampia apertura da chiudere provvisoriamente, "tanto non succede niente..", con abbondante scotch, che si sa non gradisce l'acqua. una seconda via d'acqua è l'apertura x il tirante del timone, per la quale avevo previsto dei tubicini a decrescere di termoretraibile ma non sufficienti a sigillare il sottocoperta. la linea gradevole, almeno per me, era in realtà poco funzionale per il bordo libero troppo basso tanto che di poppa, anche con poco vento, la prua si immergeva fino all'albero e con le ondine anche il limitato, meno di un centimetro, gradino poppiero veniva sommerso. In più il pozzetto è poco inclinato e non auto svuotante così da favorire l'ingresso di acqua dal comando del timone. recuperata la barca, sivede anche nel filmato, c'era una cascatella di acqua da un foro sulla prua di cui non riesco a spiegare l'origine (un colpo?) ultimo errore lasciare la barchetta senza sorveglianza x guardare quella di xeno ed accorgermi dell'affondamento per aver visto inabissarsi gli ultimi 10 cm di vela. per fortuna tutto è stato recuperato ma la prossima volta la barchetta va controllata e finita con attenzione prima del varo e badare più la funzione che l'estetica ciao a tutti giorgio |
03 maggio 12, 17:44 | #49 (permalink) Top |
User Data registr.: 06-04-2009 Residenza: binasco
Messaggi: 984
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ciao Paride, io risolverei draconianamente facendo una paratia di depron o altro materiale molto leggero in modo da dividere in 2 lo scafo internamente la parte prodiera, dove non passano scotte o altro, rimane stagna a far volume di sicurezza, la parte dietro, rimane "bagnata" come diceva Flavio. secondo me, a meno di non essere tranciati da un mono (capitato a un footysta romano) in questo modo hai una riserva che a occhio dovrebbe essere almeno sufficiente a garantire un affondamento lento, ergo salvare il barchino prima che sia troppo tardi. poi un gommoncino di salvataggio da gonfiare prima delle regate e tenere pronto all'emergenza è un buon investimento ;) |
03 maggio 12, 22:11 | #50 (permalink) Top |
User Data registr.: 28-10-2008 Residenza: vigevano
Messaggi: 458
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Sono un vero principiante (della vela) ma ho una piccola esperienza con gli scafi elettrici (ho un ECO, un mono2 e, avevo, un mono1). Una cosa che mi è balzata agli occhi quando ho cominciato a vedere da vicino le barche a vela degli altri è stata la differenza nell'attenzione a sigillare lo scafo rispetto a quello che si fa con gli elettrici. Mi spiego: gli scafi tipo mono hanno veramente poco volume rispetto al peso e inoltre hanno, quasi sempre, una camera d'acqua cioè una paratia interna che permette di allagare lo scafo in caso di scuffia per potere raddrizzare la barca; l'acqua poi esce da una voragine praticata sullo specchio di poppa ( http://www.beepworld.de/memberdateie...k-pict0719.jpg ). Tutto ciò da alla barca un assetto (da ferma) piuttosto immerso con la coperta parzialmente bagnata. Per questo si è soliti sigillare la barca in maniera molto maniacale (ho perso il mio preziosissimo mono1 perchè non sono stato abbastanza maniacale ). Ho quindi mantenuto la maniacalità anche nella vela: uso un nastro adesivo della graupner resistente all'acqua per sigillare gli sportellini sulla coperta e lo cambio ogni volta che lo stacco, metto grasso e guarnizioni in silicone sull'alberino del timone e metto termoretraibile e vaselina sull'uscita delle scotte. Per ora neanche una goccia anche dopo furiose ingavonate (per ora). Quello che volevo dire è che spesso vedo velisti che mettono un coperchietto incastrato per chiudere l'accesso al vano radio o usano lo stesso pezzo di dacron che attaccano e staccano... insomma: la mia esperienza è modesta e il mio parere vale quello che vale ma forse potremmo anche guardare anche quello che fanno i "cugini" scafisti e rubare qualche trucco. Scusate se, forse, sono sembrato arrogante. |
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