13 settembre 13, 23:25 | #21 (permalink) Top | |
User Data registr.: 20-03-2013 Residenza: ROMA
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| Citazione:
In realtà la parola progetto va larga sia al primo, quello fatto, sia al secondo piroscafo, quello da fare. Nel primo caso si può riferire solo alla realizzazione dello scafo dopodiché è stato tutto un susseguirsi di prove e, come avrai visto nel filmato parte1 di costruzione se hai avuto al pazienza di seguirlo fino in fondo, per sapere quanto peso potessi infilarci dentro ho semplicemente pesato vari barattoli che aggiungevo man mano prima che la linea di galleggiamento fosse critica. Ti ringrazio per questo link, lho guardato ma ancora lo devo leggere, spero di capire. In realtà nel tempo libero stavo finendo le ordinate della scialuppa e i sistemi per il comando delle vele. Il primo lavoro è ormai questione di pazienza e attenzione, perché ho più padronanza con il software Rhinoceros, e il disegno è venuto bene. Posso pertanto chiudere tutte le aree e i volumi e quindi sapere, tra laltro, il volume immerso. Peccato che non serva a nulla per una scialuppa. Il secondo lavoro è più impegnato sia perché non lho mai fatto sia perché vanno considerati molti ostacoli. Però largomento sul quale mi hai invitato ad effettuare i calcoli è troppo interessante per posticiparlo. A questo punto però dovrei aprire una parentesi per far capire come ho proceduto altrimenti può sembrare effettivamente un lavoro sconclusionato. Ma raccontare la genesi del progetto è noioso e renderebbe ancora più lungo un post già cospicuo. Quindi vado al sodo. Con la formula che hai applicato sei vicino a quello che avevo tirato fuori dal programma barando. In sostanza data la mia ignoranza in merito avevo aggirato lostacolo, tralasciando un pezzetto di poppa, modificando un po la forma per chiudere il volume; il programma ha riportato un dato che ricordo intorno ai sei chili, ma lho ignorato con il proposito di procedere nello stesso modo ma un po più accuratamente. Però non ho capito se cè un errore di battitura o hai applicato un ulteriore passaggio perché: 1,15x9x0,75 non fa 6,72. Risulterebbe 7,76. Ad ogni modo la lunghezza sul galleggiamento è circa 85 cm, la superfice dellordinata maestra è 9216 mm2, 92 cm2 Ripetendo il calcolo con questi nuovi dati: 8,5x0,92x0,75=5,86 Aspetto di istruirmi sul documento che mi hai fatto conoscere ma credo (così ad occhio) che forse il coefficiente è minore di 0.75. Comunque 5 kg credo di farmeli bastare. Le batterie pesano circa700 gr. luna, quindi passando da un massimo di tre (imposto dallo spazio a disposizione) ad un minimo di 1, posso giostrare 1,4 Kg. Il resto è tutto obbligatorio ma non credo abbia pesi eccessivi. Scusa ma io ho sempre un approccio empirico-pragmatico, causato in parte anche dallignoranza della materia; ignoranza che però cerco di ridurre. la superfice di galleggiamento è 110085 mm2, circa 11 dm2, il programma mi ha segnato il centroide di questarea. Hai ragione il dato della superficie è logicamente sbagliato, daltra parte come dici tu non potrebbe mai essere così piccolo, devo aver cliccato su qualcosaltro. Siccome ho intenzione di eseguirli questi benedetti calcoli, ho intenzione di leggere attentamente il documento (magari lavessi avuto prima per le mani) che mi hai indicato. Però mi accorgo che fa riferimento a nozioni indicate in precedenza perciò dal sito originale sto le altre parti, appena tiro fuori qualcosa te lo faccio sapere. Infine sarebbe meglio che allegassi delle immagini ma vedo che ho poco spazio a disposizione. Intanto grazie mille. | |
14 settembre 13, 01:01 | #22 (permalink) Top |
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| quanto è il dislocamento?
Dunque, ho diviso in 10 sezioni equidistanti lo scafo limitatamente alla parte immersa, ho intersecato lo scafo con le superfici poste ad una distanza di 83,32 mm. Dai profili che ne sono venuti fuori (come si può vedere in allegato) ho creato le aree di ogni sezione, cioè le seguenti: Superfici 0=0 1=2956 mm2 2=5107 3=7474 4=9072 5=9173 6=8780 7=8162 8=7158 9=4667 10=0 Dislocamento: Somma delle superfici x distanza fra loro 62549 x 83,32=5211582,68 mm3 5,21 dm3 5 kg grosso modo CI SEI ANDATO VICINISSIMO SULLA BASE DI POCHISSIME INFORMAZIONI, COMPLIMENTI considero i pesi dalle schede (salvo poi pesarli realmente perché non sono proprio tutti esatti) motore:235 gr. asse: 50 (stima) chiglia 589 gr. batteria 700 gr batteria 700 gr batteria 700 gr servomeccanismo 56 gr verricello alberi 55 gr vele asciutte: 100 gr(stima del tutto approssimativa) sartiame 100 gr (stima del tutto approssimativa) timone 50 gr (stima) cavi elettrici e connettori 200 gr (stima del tutto approssimativa) variatore 65 gr ricevente 18 gr fumaiolo 100 gr (stima del tutto approssimativa) ponte e arredamenti 200 gr (stima del tutto approssimativa) viti, fermi e coppiglie 200 gr (stima del tutto approssimativa) 4118 gr sicuramente mi sono scordato qualcosa a quali aggiungerei per sicurezza un 25% 5,14 KG però ho ancora un bordo libero accettabile |
24 settembre 13, 22:31 | #23 (permalink) Top |
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| rinvi; prima ipotesi
Altro problema da risolvere: il sistema di rinvi. Non che gli altri siano alle spalle. Devo dire che dal buio completo in cui ero adesso ho un certo orientamento grazie a manuelmodelli che mi ha inviato delle spiegazioni e delle foto molto chiare. Perché non seguire allora il suo schema ? Perché la mia situazione è un po più complicata. Tanto per cominciare le scotte non si devono vedere se non nellultima parte quando dal ponte escono e si attaccano al boma o allocchiello del fiocco e questo è già un compromesso fra funzionalità e riproduzione, considerando che molte manovre fisse e correnti finte staranno li a dare intralcio. Poi ci sono molti spazi già occupati. Il passaggio della scotta sull'asse longitudinale intralcerà il movimento delle batterie. E così via è inutile che elenco ora tutti i problemi. Invece di fare domande di difficile risposta perché anche chi è espertissimo avrebbe difficoltà senza vedere il disegno, propongo delle soluzioni e spero che qualcuno esperto o meno (non disdegno alcun consiglio o parere) mi faccia capire dove sbaglio o dove il sistema presenta falle. La prima ipotesi presenta la scotta principale in asse longitudinale che corre sotto il ponte. Dovrò logicamente forare gli alberi e disassare leggermente il percorso laddove necessario. I punti di attacco e i punti dove le scotte si infilano nel ponte non sono ottimali per aver le migliori leve ma sono obbligate da esigenze costruttive (aperture coperchi). Le immagini solo il più esemplificate possibile . In blu sono indicati i due boma e le loro aperture, a 0°, a 90°, una di bolina stretta (diciamo 15 gradi) e una con vento di poppa. La linea color ciano indica la scotta principale che va sotto il ponte dal verricello fino ad un fulcro a prua (che potrebbe essere una carrucola) per circa 66 cm, e dal fulcro al primo punto di uscita sul ponte per circa 72 cm sulla quale si inseriscono le scotte della maestra (stesso colore) del trinchetto color rosso e del fiocco color viola. Posizionando i boma a 15° considerandolo come langolo più stretto (credo sia inutile stringerlo ulteriormente o far arrivare i boma in asse longitudinale) la lunghezza dal punto di uscita dal ponte allattacco del boma risulta: Trinchetto:123,82 mm Maestra: 125,14 mm LINEE GIALLE NELLA VISTA DALL'ALTO Se invece dellangolazione si vogliono registrare in modo uguale le lunghezze si avrà una differenza leggerissima di angolazione e, credo io, irrilevante. Ad esempio se anche il boma di maestra venisse accorciato fino a 123 mm avrebbe un angolo leggermente inferiore a 15 gradi. Analogamente se si vogliono aprire gli angoli per landatura di poppa, in questo disegno le lunghezze prima menzionate diventano: trinchetto: 21,4 cm maestra: 21,4 cm insomma la stessa lunghezza con una differenza di 91 mm (214-123) fra la minima e la massima angolazione prevista, che poi dovrebbe essere la lunghezza di avvolgimento del rocchetto del verricello con una leva. In questa ipotesi, cioè con lunghezze massime pressoché identiche il boma della maestra poiché più lungo non potrà essere aperto come quello del trinchetto. Potete vedere le aperture differenti osservando le linee blu. Per ovviare al problema e quindi aprire al massimo anche il boma della maestra dovrei lasciare che il boma del trinchetto oltrepassi i 90 gradi. Ciò sarebbe comunque facilmente impedito da manovre fisse e dalle griselle stesse, però la scotta rimarrebbe lenta poiché avanzerebbero 244-214=30 mm (i 244 mm non sono indicati in figura) Prima di confrontare questo sistema con altri vorrei conoscere i vostri pareri in merito. i prossimi saranno: sistema in asse longitudinale ma con doppio rinvio e sistema con scotta che corre sui fianchi interni. Spero di essere stato abbastanza chiaro. |
25 settembre 13, 00:51 | #24 (permalink) Top |
User Data registr.: 22-08-2007 Residenza: Portofino - Rapallo
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Sinceramente non mi è chiara la faccenda, forse sono rincoglionito, però sarebbe bene utilizzare tre verricelli. Uno per il trinchetto l'altro per la maestra ed il terzo per il fiocco. Se ti serve tanta scotta, puoi modificare il verricello per allungarne la corsa, creando i fine corsa all'esterno o modificando la resistenza del potenziometro. Nel primo caso, avevo postato immagini dei miei verricelli elettromeccanici, ma non trovo la discussione ed imageshack mi crea problemi. Nel secondo caso c'é una discussione al riguardo. Per quanto riguarda il passaggio della scotta, esci vicino al piede dell'albero, risali fino al boma dove fissi una carrucolina, prosegui parallelo al boma, altra carrucolina, scendi in coperta dove c'é una terza carrucolina e risali verso quella fissata al boma. Avrai così un paranco semplice. Per mantenere in tensione la scotta sottocoperta, utilizza un elastico fissato in modo tale che la tenga in tensione sul rocchetto di avvolgimento. Ho utilizzato/cannibalizzato un elastico da portapacchi che mi ha fornito molti pezzi di ricambio.
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25 settembre 13, 11:31 | #25 (permalink) Top |
User Data registr.: 22-08-2007 Residenza: Portofino - Rapallo
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Rivedo in parte quanto ti ho scritto, basta anche un verricello con rocchetto a due gole, in questo modo hai una lunga sagoletta che va e viene. Nei punti corrispondenti agli alberi, fissi la scotta con le modalità precedentemente descritte. Naturalmente la manovra delle vele sarà unica.
__________________ Never forget it. |
26 settembre 13, 00:49 | #26 (permalink) Top | |
User Data registr.: 20-03-2013 Residenza: ROMA
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| rinvio tipo asseA Citazione:
No, non ti sei rincoglionito, sono io che non riesco a essere molto chiaro. Non ho messo altre immagini esplicative perché ho notato che cè un limite agli allegati e non vorrei superarlo subito, ma forse ho interpretato male. La soluzione con tre verricelli, lho accantonata almeno per il momento perché, stando a quanto appreso in questo forum, un verricello del tipo che intendo usare riesce a gestire una superficie velica abbastanza piccola come quella in progetto. Usare tre verricelli mi comporta problemi di peso (anche se due verricelli in più pesano poco, sto cercando di ridurlo il più possibile) ma soprattutto di gestione con il radiocomando, infatti avendo due canali occupati per motore e timone me ne avanzano solo due per i verricelli di cui uno solo con lo stick in posizione permanente (intendo dire che non ritorna al centro). Gli altri canali sono on-off quindi inutili per queste operazioni. Infine immagino che sarebbe più difficile far pilotare una nave con tanti comandi diversi a mio figlio. Se non ti scoccia analizzare la situazione ad un solo verricello nonostante tu labbia scartata, cercherò di far capire il più possibile lo schema che ho fatto, anche a beneficio degli altri utenti che intendono aiutarmi ma non hanno ben chiaro il disegno. Innanzitutto ho messo il rinvio per il paranco semplice il più possibile a prua seguendo lindicazione di un utente del forum che mi fornito preziosi consigli fra cui quello di distanziarlo il più possibile, almeno 50 cm. Sullimmagine laterale e in prospettiva il rinvio a poppa è rappresentato da un cerchietto che potrebbe essere in fase realizzativa una piccola carrucola. Per dissipare un po di confusione devo specificare che: le linee che partono sotto quei cilindretti (sarebbero i punti di uscita dal ponte) non sono così tante ma è solo una, ne ho disegnate quattro per ogni boma solo a titolo di esempio. Se consideri la vista dallalto per il boma del trinchetto vedrai tre linee rosse e una gialla; quella gialla rappresenta la scotta quando è accorciata al massimo (cioè il verricello ha avvolto tutta la cordicella), quella rossa più lunga rappresenta la scotta quando è rilasciata tutta (cioè il verricello ha svolto tutta la cordicella). Per il boma della maestra è la stessa cosa sono le che linee sono color ciano. Il ponte non è disegnato per non creare confusione ma lo si deve immaginare a filo con i cilindretti. La lunghezza di accorciamento e svolgimento con queste collocazioni è di 91 mm, come ho scritto nel precedente post. Ritornando allinterpretazione del disegno si deve comprendere che per muovere allunisono fiocchi e rande le relative scotte, dopo essere passate sotto il ponte grazie a delle carrucole (rappresentate in disegno da cerchi), vengono indirizzate sullo stesso percorso della corda principale e dopo qualche cm (da valutare) vengono legate ad essa. In questo modo quando la corda principale viene tirata dallavvolgimento del verricello verso poppa ( a destra guardando il disegno vista laterale) le scotte attaccate alla corda principale vengono tirate verso prua (a sinistra guardando il disegno vista laterale). La distanza del punto di legatura più a prora (quindi la legatura fra la scotta dei fiocchi e la corda principale) e la carrucola del rinvio di prua non vede essere inferiore ai 91 mm, altrimenti la legatura andrebbe a incepparsi nella carrucola. Ecco perché il rinvio è così avanti. Anzi probabilmente devo modificare il percorso della scotta del fiocco. Nel post mi consigli di uscire con la scotta ai piedi dellalbero e prosegui con la descrizione, però mi chiedo: in questo modo la leva non è un po troppo svantaggiosa e quindi gravante sul verricello? Avevo pensato, però forse mi sbaglio, che il punto più vantaggioso fosse proprio in prossimità dellestremità del boma. Se io dovessi tirare il boma di maestra il punto di leva lo metterei più a poppa possibile perché più favorevole. Il fatto che lho messo molto più avanti (anche se non così avanti cioè ai piedi dellalbero) è perché avrei avuto problemi con i coperchi mobili e con il controllo del timone (per quanto riguarda quello della maestra). In ogni caso avendomi consigliato fin dallinizio tre verricelli è chiaro che seguendo la tua logica hai più forza a disposizione per ogni manovra e quindi meno necessità di avere leve il più favorevoli possibile. Considera che far passare la scotta ai piedi dellalbero mi avrebbe favorito dal punto di vista estetico e costruttivo. Spero di aver chiarito almeno in parte lo schema e di non aver peggiorato la situazione. A proposito di carrucole, ho trovato le 4855 della Amati, avete altri suggerimenti dove posso trovarle già fatte? | |
27 settembre 13, 00:04 | #27 (permalink) Top |
User Data registr.: 20-03-2013 Residenza: ROMA
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| doppio rinvio
Le immagini che ho allegato, rappresentano unaltra ipotesi, lo schema rappresenta le manovre ancora in asse longitudinale e i punti di attacco sono identici ma cè un doppio rinvio quindi si tratterebbe di un paranco doppio. Con queste figure spero di chiarire anche lo schema del paranco semplice dei precedenti post, in attesa di commenti, correzioni, consigli e qualsiasi altra utile indicazione da parte vostra. Nella spiegazione cercherò di essere più schematico. Dunque, con la figura denominata vistalto doppA tuttolasc si vedono dallalto le scotte (rossa e magenta) dei boma del trinchetto e della maestra, alla loro massima lunghezza, quindi tutto lascato con il rocchetto tutto svolto. La situazione tutto lascato è visibile anche nellimmagine in prospettiva denominata vistprosp doppA tuttolasc. Quando il rocchetto viene azionato e avvolge la manovra può arrivare al massimo nella posizione tutto cazzato visibile nellimmagine denominata vistalto doppA tuttocazz. Nellimmagine vistlat doppA tuttocazz si possono vedere i due cerchietti grigi che rappresentano i due rinvii. Le linee gialle rappresentano i tratti della stessa manovra che vanno verso poppa, quelle color verde verso prua. In questo modo il verricello dovrebbe sforzarsi di meno ma, di contro, per raccogliere i famosi 91 mm, il rocchetto dovrebbe avvolgerne 182 mm, cioè il doppio. O sbaglio ? Mi viene comunque un dubbio: il primo schema non è un paranco semplice preciso e questo non è un paranco doppio preciso perché le carrucole di sotto ponte effettuano ulteriori rinvii (anche se non completi). |
30 settembre 13, 11:31 | #28 (permalink) Top |
Moderatore Data registr.: 18-05-2006 Residenza: Torino
Messaggi: 4.598
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Ciao, sono di corsa, e quindi te lo scrivo un po' telegrafico questo sistema, disegnato cosi` non potra` mai funzionare se non su una barca statica. Se la vuoi far navigare, la scotta deve essere attaccata al boma circa in corrispondenza di dove esce dallo scafo in modo da avere una leva favorevole quando vai a cazzare le vele Con la geometria che proponi funziona solo geometricamente sul cad, ma ti trovi a lavorare con bracci di leva cosi` sfavorevoli in funzionamento reale che la barca non sara` mai in grado di cazzare perche` con il boma vicino ad asse scafo avrai il maggior sforzo di tenuta, tutte le elasticita` si sommeranno e il risultato sara` che i bomi, sotto la spinta del vento si apriranno in maniera incontrollata facendo pure sforzare il servo oltre i suoi limiti e bruciandolo in breve tempo. se puoi uscire con le scotte vicino all'albero, come ti ha suggerito dooling, puoi mettere una scotta alla tedesca fatta cosi` o simile qui e` rappresentata con un doppio rinvio, ma nel tuo caso basterebbe anche singola: la scotta esce dallo scafo a piede albero, sale al boma, va al bozzello posteriore e scende verso il punto di attacco sullo scafo dove si attacca (punto B del disegno) L'unica foto di dettaglio che ho trovato tra le mie e` questa della mai AC10 vicino al medio della mano sinistra del mio amico barbuto (che sarebbe il velaio del team) vedi il bozzello sul boma e la scotta che va verso il punto di attacco fisso sullo scafo. In questo caso gli sforzi sono notevoli e l'attacco sullo scafo e` biforcato per formare un trasto randa che ottimizza sia gli sforzi del verricello sia quelli sul punto di attacco sullo scafo che nel tuo caso non sarebbe necessario. In questa foto, sopra la mia mano destra che tiene l'albero, vedi la carrucola che rinvia la scotta che esce dallo scafo verso il fondo del boma Spero che lo schema alla tedesca ora ti sia piu` chiaro. Ciao
__________________ Claudio Vigada www.progetto-urca.com Footy-Italia gruppo facebook www.autonomy-f5j.it Facebook Autonomy F5J Ultima modifica di claudio v : 30 settembre 13 alle ore 11:39 |
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