16 dicembre 10, 20:49 | #1 (permalink) Top |
Ciao Andrea, ovunque tu sia vola anche per noi. Data registr.: 04-02-2010 Residenza: alto Lazio
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| un soffio di gioventu' ...
Appena terminata una sistemazione totale dei miei spazi (cosa che non facevo in modo cosi' completo da anni ...) mi sono seduto a riguardare alcuni oggetti dimenticati da molto tempo e che sono inopinatamente saltati fuori. Questo ve lo voglio far vedere: e' un "banco" di lamine vibranti (reed) che avevo in costruzione quando lasciai il modellismo attivo negli anni '60. Ne avevo fatti altri due prima di questo, entrambi a quattro "canali" (destra-sinistra, alto-basso - i comandi allora NON erano proporzionali) Questo invece doveva essere a sette: oltre ai quattro per i timoni ne volevo due per i carrelli retrattili (di un bimotore mai terminato) e uno "di scorta" per altre funzioni (pensavo all'accensione di un fumogeno) Come si vede e' incompleto perche' mancava ancora da realizzare il "pettine" superiore con i contatti per ogni singola lamina. Da notare la costruzione che, come tutto in quegli anni, e' tipicamente casalinga: alluminio, ferro dolce per le espansioni polari, viti, tre ribattini in alluminio, due magneti recuperati da un grosso auricolare di cuffia, un avvolgimento di circa duemila spire di filo MOLTO sottile e le lamine: acciaio tranciato e fatto dorare (zio orafo ) P.S.: e funziona ... l'ho attaccato ad un generatore e tutte le lamine vibrano ancora benissimo alla loro frequenza saluti a voi, vecchi nostalgici Andrea . |
17 dicembre 10, 02:48 | #3 (permalink) Top | |
Ciao Andrea, ovunque tu sia vola anche per noi. Data registr.: 04-02-2010 Residenza: alto Lazio
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| Citazione:
E lunga ma si deve necessariamente iniziare dalle origini Allinizio cerano i monocomando, semplicissimi: un trasmettitore generava una portante non modulata, il pilota aveva un pulsante col quale dava brevi impulsi Il ricevitore allarrivo di un impulso chiudeva un rele che a sua volta azionava uno scappamento a elastico (se ne puo parlare a parte) che provocava nel timone di direzione un movimento sequenziale: centro [impulso] destra [altro impulso] centro [altro impulso] sinistra [altro impulso] centro ecc ecc (questo comportava per esempio, che se dalla posizione centro volevo dare timone a sinistra in realta dovevo dare TRE colpi di pulsante) Col solo timone di direzione (e laccuratissimo centraggio del modello) quelli bravi riuscivano perfino a fare diverse figure acrobatiche (anche di questo se ne puo parlare a parte) Poi la grande rivoluzione, si passa ai modelli pluricomando. Sempre NON proporzionali, ma era possibile (sia pure non contemporaneamente e questo valeva anche per i primi proporzionali che si videro anni dopo) comandare diverse cose a bordo del modello: timone di direzione, di profondita, alettoni (ma allora praticamente nessuno li usava) motore, carrelli retrattili ecc ecc Nel trasmettitore si generava una portante che veniva MODULATA (in ampiezza: AM) da note acustiche, ciascuna generata premendo un diverso pulsante. In genere, dato anche lingombro dei trasmettitori (a valvole ) e delle relative batterie, il trasmettitore era una scatola poggiata a terra con la sua lunga antenna e il pilota aveva in mano una scatola di comando collegata al trasmettitore con un cavo, sulla scatola di comando cerano da quattro a dieci pulsanti da premere, quindi un pulsante cabra, un pulsante picchia ecc ecc se nessun pulsante relativo ad un timone era premuto si aveva la posizione di centro, altrimenti tutto da una parte oppure dallaltra Nel ricevitore cera un dispositivo detto REED (lamine vibranti) cioe una serie di laminette dacciaio, ciascuna risonante ad una precisa frequenza, e il segnale audio demodulato veniva applicato ad una bobina sotto le lamine (esattamente come funziona un auricolare di cuffia) solo la lamina corrispondente alla nota inviata vibrava chiudendo (in realta aprendo e chiudendo molto rapidamente) un contatto a valle del quale cera un rele seguito da un attuatore: piccolo motorino elettrico, una specie di grosso e rudimentale servo, a tre sole posizioni.. Curiosita: per la taratura di fino di ogni lamina con la rispettiva nota si usava la lima: un colpetto delicato e si alzava di pochissimo la frequenza di risonanza, fino ad arrivare ad una sintonia esatta Molto importante, in sede di progetto, era lo scegliere frequenze modulanti che non fossero in relazione aromonca fra loro per evitare che due lamine vibrassero insieme Poi vennero i primi proporzionali (che non erano un granche, avevano molti difetti e che ancora imponevano un comando alla volta) ma sia pure con i nostri rudimentali apparati pluricomando non proporzionali, ti garantisco che ad un modello facevi fare praticamente tutto, e considera che per allora un modello grande stava sul metro e mezzo di apertura alare con un motore tra 2.5 e 5 cc, con un peso massimo attorno al chilo (a vuoto) a cui aggiungere la radio grossa e pesante, le grosse e poco efficienti batterie, i rele, il banco dei reed e gli attuatori: si arrivava come niente ad un buon mezzo chilo di elettronica per un sei comandi cioe' timoni e motore, per esempio, e basta Pesavano pesavano tanto.. eppure il programma di acrobazia per le gare era decisamente complesso, se ricordo bene erano almeno dieci figure e si riusciva a farle A disposizione se serve altro ciao Andrea | |
17 dicembre 10, 09:52 | #4 (permalink) Top |
User Data registr.: 02-03-2005 Residenza: Bari
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|
Grazie per la spiegazione! Certo che prima l'aeromodellismo era davvero un hobby per appassionati "seriamente" .
__________________ È quel che siamo tutti: dilettanti. Non viviamo abbastanza per diventare di più. Limelight (1952) |
17 dicembre 10, 12:20 | #5 (permalink) Top | |
User Data registr.: 22-08-2007 Residenza: Portofino - Rapallo
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| Citazione:
__________________ Never forget it. | |
17 dicembre 10, 19:15 | #6 (permalink) Top | |
Ciao Andrea, ovunque tu sia vola anche per noi. Data registr.: 04-02-2010 Residenza: alto Lazio
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| o "scappamento" o "attuatore" comunque sempre come quello del disegno erano (a parte alcuni che avevano l'ancoretta non a quattro bracci ma solo a due) Citazione:
Aggiungiamo pero' che moltissimi modellisti avevano frequentato un corso all'Aeroclub (durava circa un anno se ben ricordo) dove assieme ad un buon bagaglio di teoria si imparava davvero a lavorare sotto la guida di veri esperti: il mio corso (Roma, 1960) era tenuto da Elvio Tosaroni e la parte teorica era curata da Kanneworff.. come dire due pilastri del modellismo nostrano. Per il radiocomando era una cosa diversa: fino a quando (fine '60 /inizio '70) arrivarono le prime radio proporzionali dagli USA, a parte rarissimi "commerciali" (un paio di persone da noi costruivano e vendevano radio negli anni '60) quasi tutti coloro che si dedicavano all'RC avevano una preparazione precedente in elettronica o almeno in radiotecnica. Io avevo 13/14 anni quando arrivai al radiocomando dopo qualche anno di VVC, ma seguivo mio padre e pian piano mi appassionai seriamente all'elettronica (e .. ho continuato) In poche parole, il volo (solo la domenica nei prati di periferia) occupava una parte decisamente minore del tempo dedicato al modellismo e la maggior parte del tempo si costruiva, il volo era "il premio" per il tanto lavoro fatto. saluti Andrea | |
25 dicembre 10, 23:36 | #8 (permalink) Top |
User Data registr.: 17-03-2010 Residenza: Verbania
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Quelli a destra sono un paio di servi non proporzionali : Io ho imparato con un aliante monocanale se non sbaglio si chiamava pellicano dell'aereopiccola e montavo solo il secondo da destra (graupner) il resto della radio era una autocostruzione di mio padre , peccato che è stata smontata e riutilizzata per altre cose , era già un passo avanti non usava più le lamelle ma già dei filtri e c'era un transistor per pilotare il rele che pilotava il servo. Questo era mio padre con la radio "miniaturizzata" sempre non proporzionale , di questa devo avere ancora in giro le valvole se non ricordo male si chiamano a pisello , sono poco più grosse di un filtro di sigaretta. Questo accadeva inizi anni 70 poi finalmente arrivo la mia prima radio proporzionale la Multiplex , ricevitore a SX . CIao IMer |
26 dicembre 10, 13:58 | #10 (permalink) Top | ||
Ciao Andrea, ovunque tu sia vola anche per noi. Data registr.: 04-02-2010 Residenza: alto Lazio
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| Citazione:
La valvola RF del ricevitore era invece alimentata a 22.5V con una piccola (e costosa ... ) batteria da otofoni Se tu potessi ritrovare gli schemi elettrici di quelle radio mi farebbe davvero piacere vederli Citazione:
E la datazione e' semplice: nella prima foto che il tuo link mostra c'e' quel ricevitore che usa dei transistori (quelli "cicciotti") che sono di tipo "drift" (per esempio OC 170 o 171) che se ricordo bene si comiciarono a trovare comunemente verso il 1967/68 e permettevano (ci accontentavamo di poco ...) di lavorare a frequenze alte, era cosi' possibile fare dei ricevitori (almeno i primi erano semplici superreattivi) completamente a stato solido ... Riguardando oggi gli schemi elettrici di quelle radio, anche commerciali e di marca blasonata, si scoprono certi "orrori" ... Ma in fondo la totalita' dei progettisti di allora era nata con le valvole e il transistor era stato inventato meno di vent'anni prima e usato diffusamente da non piu' di dieci (anche se i FET erano stati descritti teoricamente gia' negli anni '30) e troppo si doveva ancora imparare prima di poterli usare "bene" Ne ricordo qualcuna di quelle radio ma solo per averla vista e mai provata, per giunta costavano cifre assurde per uno studente e l'autocostruzione era (per me, allora, che tanto dovevo ancora imparare) difficile e critica. C'erano poi i primissimi proporzionali, forse li ricordi, quelli in cui il timone non stava mai "fermo" ma oscillava continuamente di uno o due millimetri, poi sotto comando questo "tremore" era piu' accentuato da un lato ... Se avete altre foto (e schemi elettrici) pubblicateli !! saluti Andrea . | ||
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