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Vecchio 05 maggio 14, 15:45   #21 (permalink)  Top
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L'avatar di Nettuno
 
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Originalmente inviato da paologiusy Visualizza messaggio
Non era il contrario ? Perche' mi risulta che siamo (sono ) solo gli Italiani o quasi a usare il mode 1.

Il resto del mondo usa il 2
Vero.. ma in UK una bella fetta di aeromodellisti usa il MODE1
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EXTRA 300s( 70 OS 4t)- CORSAIR - P47 la mucca(91 OS 4t) - CAP 10b(stupendamente realistico-Saito benza fg 20 4t )- SBACH 300 Goldwing(120 OS 4t)- YAK 55(Saito benza FG36)
Nettuno non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 06 maggio 14, 19:15   #22 (permalink)  Top
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L'avatar di 622090
 
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So che mi farò dei nemici ma ve lo dico lo stesso:

Leggo sul Barone di un sacco di gente che si spende e spende per delle riproduzioni che riproducono anche i moscerini sul cruscotto, leggo che qualcuno critica i motori elettrici perché ronzano e non rombano, leggo che qualcuno odia il depron e affini perché il balsa è il balsa, ma allora perché ostinarsi a portare avanti un modo di volo incompatibile con quello che è considerato istintivo da qualsiasi pilota sulla faccia della terra. Chi già vola così lasciamolo "al suo destino" ma chi inizia indirizziamolo verso il modo 2 e all'uso del cavetto e pensiamo al modo 1 come a un retaggio del passato come spiegato magistralmente alcuni post orsono



Non me ne vogliate troppo

Claudio
622090 non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 06 maggio 14, 19:40   #23 (permalink)  Top
Sospeso
 
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Horizon Hobby - Differenze fra un radiocomando mode 1 e mode 2 - Video Modellismo Dinamico

Io oramai volo in Mode 1
m.mauro non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 06 maggio 14, 20:02   #24 (permalink)  Top
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L'avatar di paliotto82
 
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Originalmente inviato da 622090 Visualizza messaggio
So che mi farò dei nemici ma ve lo dico lo stesso:

Leggo sul Barone di un sacco di gente che si spende e spende per delle riproduzioni che riproducono anche i moscerini sul cruscotto, leggo che qualcuno critica i motori elettrici perché ronzano e non rombano, leggo che qualcuno odia il depron e affini perché il balsa è il balsa, ma allora perché ostinarsi a portare avanti un modo di volo incompatibile con quello che è considerato istintivo da qualsiasi pilota sulla faccia della terra. Chi già vola così lasciamolo "al suo destino" ma chi inizia indirizziamolo verso il modo 2 e all'uso del cavetto e pensiamo al modo 1 come a un retaggio del passato come spiegato magistralmente alcuni post orsono



Non me ne vogliate troppo

Claudio


Mode 1-2 non fa differenza,ognuno secondo me deve seguire l'istinto.
Personalmente ritengo il 2 il più realistico..
__________________
paliotto82 non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 06 maggio 14, 21:24   #25 (permalink)  Top
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L'avatar di enric potter 95
 
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il mode 1 è il migliore per volare con gli aerei, perchè quando si fa acrobazia tutto viene più facile, con gli hely, è più facile fare acro con il mode 2
per me non bisogna paragonare il nostro mode a quello degli aerei, perchè qui si usano i pollici e là le braccia complete, e poi non si è mai fissi in una posizione!
quest è la mia idea...
Enrico
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Il must é volare.... atterrare é optional
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Vecchio 13 maggio 14, 07:21   #26 (permalink)  Top
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Originalmente inviato da Ventus57 Visualizza messaggio
Salve Tomy983 e complimenti per il primo volo.
Cerco di rispondere alla tua domanda. Lo sviluppo dell’aeromodellismo radiocomandato ha portato al modo 1 prima che al modo 2 in conseguenza degli sviluppi dell’elettromeccanica e dell’elettronica.
Vado a memoria senza prendere in mano i “sacri testi” ma più o meno è andata come segue.

I primi radiocomandi (anni ’20-’30) erano del tipo “a valvola” e dotati di “relais”. L’aeromodellista aveva in mano una scatoletta munita di un unico pulsante (generalmente mosso con il pollice destro) che poteva trasmettere un segnale radio semplice: presente o assente.
Sul modello c’era un semplice ricevitore a valvola, capace di sentire il segnale in arrivo: presente o assente. Un ingegnoso sistema con relais e “scappamento” dotato di ancoretta ed elastico..., traduceva poi quell’unico comando in movimento alternato: una volta da una parte e una volta dall’altra (sistema “bang-bang”).
Il modello doveva essere ben centrato e capace di volare da solo andando dritto senza toccare l’elevatore. Si muoveva solo il direzionale, che era considerato il comando fondamentale per non perdere il modello e mantenerlo a girare sul campo.

Quando l’aeromodellista premeva il pulsante, il sistema ricevente a bordo del modello faceva scattare il direzionale da una parte, fino a fondo corsa, e restava lì fino a quando l’aeromodellista manteneva premuto il pulsante. Se il modellista rilasciava e premeva ancora il pulsante, il sistema faceva scattare il direzionale dalla parte opposta.
Una virata larga richiedeva di alternare “premute di pulsante lunghe” (quando il direzionale andava dalla parte voluta) e “premute di pulsante brevi” (quando il direzionale andava dalla parte non voluta).
E il numero dei comandi inviabili al modello dipendeva anche dal numero di giri dell’elastico, ed era quindi limitato.
Il sistema era pesante (valvole, relais, batterie al piombo) e macchinoso (relais elettromeccanici ad elastico), oltre che molto costoso a causa della scarsa diffusione dell’elettronica in quei tempi pionieristici, ma permetteva di mantenere il modello sul cielo campo abbastanza bene, con gioia degli aeromodellisti.

Poi si cominciò a usare una specie di “doppio canale virtuale”. Dapprima complicando quel sistema in modo che lo stesso singolo “attuatore” meccanico fosse in grado di muovere, a rotazione, per esempio, una volta il direzionale a destra, poi l’elevatore a cabrare, poi l’elevatore a picchiare e infine ancora il direzionale a sinistra. Sempre con un pulsante solo.
Con questo sistema dare un certo comando, pur passando velocemente attraverso tutti gli altri, era una cosa complicata ma tutto sommato fattibile.

Poi si pensò di sdoppiare i meccanismi a bordo del modello, e di mettere sulla trasmittente ben due pulsanti: uno per il direzionale (mosso col pollice destro), e uno per l’elevatore (mosso col pollice sinistro).

In seguito, la presenza di due comandi permise di spostare il comando di direzione, togliendolo dal direzionale in coda per assegnarlo invece agli alettoni alari, aumentando il realismo del volo.
Questo avvenne in particolar modo quando l’elettronica sempre più raffinata superò il sistema “bang bang”, col pulsante, per arrivare al sistema “proporzionale” con lo stick (di tanto muovo lo stick, di tanto si muove la superficie a bordo del modello).

Intanto il sistema veniva perfezionato anche in altri modi (sistemi multiplex acustici di vario tipo per avere più canali sulla stessa frequenza, riceventi supereterodina, transistor leggerissimi, veri sistemi multicanale ovvero “pluri”, modulazione di frequenza, batterie in miniatura, batterie al nickel cadmio, radio con miscelazioni, circuiti integrati, modulazione PCM, batterie nimh, sistemi di trasmissione a salto di frequenza, ...).
E siamo arrivati all’oggi.

Da questo sviluppo si vede che i comandi di alettoni (anticamente di direzionale) ed elevatore sono separati fondamentalmente per motivi storici.
Ma quella separazione oggi rimane ed è gradita anche per motivi diversi. Sembra che il modo 1 (alettoni su uno stick ed elevatore su un altro stick) permetta una maggiore precisione rispetto al modo 2 (alettoni ed elevatore sullo stesso stick), perché ha i due comandi fondamentali mossi da due dita diverse, e quindi è possibile regolare o correggere un comando senza muovere nulla che abbia a che fare con l’altro.

Tuttavia anche il Modo 2 è molto apprezzato per il suo maggiore realismo (funziona proprio come la cloche di un aereo grande), e chi è abituato riesce a essere preciso come chi usa il Modo 1.

Precisione o realismo? Dipende dalla tradizione del proprio campo e dai propri gusti, e mi pare che anche fra i campioni siano abbastanza usati entrambi i modi. Non so se esiste una preponderanza di un sistema rispetto all’altro.
Ecco, più o meno è andata così. Spero di averti dato un’idea complessiva dei motivi per cui esistono contemporaneamente il Modo 1 e il Modo 2.

Buoni voli!
Ventus57
Ottima esposizione circa la storia del radiocomando. Ho un vecchio libro edito da Mursia, contenente foto ed articoli relativi alle prime radio monocanale a pulsante, poi a banchi di lamine a risonanza, ecc. In esso si espone ciò che tu hai riassunto.
Trabagai non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 14 maggio 14, 17:01   #27 (permalink)  Top
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Originalmente inviato da Trabagai Visualizza messaggio
Ottima esposizione circa la storia del radiocomando. Ho un vecchio libro edito da Mursia, contenente foto ed articoli relativi alle prime radio monocanale a pulsante, poi a banchi di lamine a risonanza, ecc. In esso si espone ciò che tu hai riassunto.

Grazie Trabagai
credo che abbiamo lo stesso libro. Il “sacro testo” a cui pensavo era proprio edito da Mursia, eccolo qui: “Il libro completo dei modelli radiocomandati” di R.H.Warring, del 1979.
Fra le tante foto di apparati, di apparecchi e di modelli, c’è la foto di un aeromodellista accanto a un’auto degli “anni ruggenti”, quelle con i parafanghi e i fanali esterni (tipo la “2 cavalli”, che venne disegnata molto più tardi ma secondo me rimane ancora l’auto più bella mai disegnata).
Quei cappottoni lunghi con i baveri importanti, poi i modellisti in camicia e cravatta, i dolcevita, i capelli “alla Beatles”, i pantaloni “a zampa di elefante”, i cappelli di lana fatti a mano, la ragazza con i capelli legati in due code/trecce naturali (un tempo visibili solo all’estero o in campeggio e oggi normali anche in Italia. Anche questi, secondo me, belli e “senza tempo” come la “2 cavalli”). In mezzo ai modelli traspare la storia del design e della moda, e del mondo. Bello, un po’ malinconico ma incoraggiante.

Mi pare che anche Ferdinando Galè avesse scritto un volume sulla storia dell’aeromodellismo, raccogliendo articoli e ricordi d’altri tempi. Ne ho sentito parlare bene.
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Roberto Ciuffoletti
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