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Guest
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La ricerca del maggior carico è una strada indicata dallo stesso giallone che è realizzato in ghisa. con alberto siamo arrivati a scavare dentro le ali del mio Sting da termica le sedi per il ballast(realizzando tubi in fibra) costituito da due barre filettate da 14mm lunghe 50 cm. Ma non abbiamo raggiunto il quid. Non soddisfacente. Allora mi sono procurato uno di quegli acrobat O swift carichi come sveglie e con il 2,5 12 degli amici altoaltesini che avevamo visto volare al Cornetto. In segreto a fine stagione abbiamo condotto varie prove, fino a settembre inoltrato, con due radio (alberto vola in modo trentino). l' Acrobat O possedeva l' inerzia mancante e nonostante il peso possedeva la salenza giusta. Volava quasi come il Giallone (anche se ovviamente con meno carico alare). l' Acrobat era decisamente più piccolo sia del gialon che dello sting. Si trattava di applicare una trasformazione di scala ma, essendo il progetto segreto, non potevamo ricorrere all'ingegnere. Abbiamo stabilito, facendo due conti empirici, che avremmo dovuto portare lo Sting (anzi, l' Oikonoi) a circa 9,4-9,6 Kg. Ma rimaneva un tarlo. Quello del Giallone e del suo profilo. Perchè non tentare lo Sting Ray super carico con il profilo del giallone? Non avevamo più le dime, andate perse nel corso del tempo. Il mitico profilo del Willy Kleindst era conservato solo nelle ali originali del giallone. Per cui Alberto si è procurato quel materiale che usano i dentisti per ottenere calchi di precisione. Sono stati fatti calchi di più sezioni alari e di entrambe le semiali. Trasferiti su carta con un truschino costruito alla bisogna, una cosa che ricalca il bordo del calco, abbiamo confrontato le varie sezioni per minimizzare l' errore. Il profilo era mantenuto sin verso l' estremità, senza svergolature o ispessimenti e i calchi ci hanno dato le indicazioni per ottenere le coordinate per il profilo. L' errore è risultato distribuito su una gaussiana, poichè come dice alberto, il giallone è ricoperto con corteccia. Senonchè, con l' aumentata corda alare dello sting rispetto al gialòn (ricordiamoci che il secondo obiettivo era quello di fare una versione del Giallone da 6 metri di apertura alare, ma questo ormai è trapelato) il bordo d' uscita risultava quasi 6 mm di spessore. il bu del giallone infatti non è a lama di coltello, è spesso e tronco, una specie di Gurney flap che non sporge. Volendo mantenere la caratteristica, dovevamo trovare un modo per modificare in modo filologicamnte corretto la coda del profilo della nuova pianta alare maggiorata, per un bu "giusto", non ridicolmente spesso ma non sottile, che rispettasse "in scala aerodinamica" il BU del Giallone. Come curvilinee abbiamo usato una vecchia ciabatta, rispettando così la genesi ( o quel che recita la leggenda) che vuole che il profilo originale , adottato anche da Marzocchi, fosse stato ricavato con la suola delle scarpe (pur somigliando a un ritz tre, almeno nell' extradosso). Nessun profilo regge meglio il carico di quello del giallone. Il giallone regge la Pita, il tre di spade, l' asso di coppe e l' angiolino. Insieme a promitto e juro regge anche l' infinito futuro. Come ottenere il carico necessario in questa nuova versione sperimentale di stingray? Le ali dovevano essere leggere, pronte a fermarsi nelle rotazioni. La fuso, pluri irrobustita da vari interventi , non la si poteva sbilanciare più di un tanto, la coda non poteva essere troppo pesante, avrebbe sporcato le figure (ad esempio il re di denari e il fante di bastoni non vogliono code pesanti). Dopo il flutter distruttivo avvenuto in verticale sulla Prima Cima , proprio con lo stingray da termica con barre filettate, che distrusse la deriva facendo uscire anche i pianetti, la deriva fu ricostruita con un innesto appositamente laminato da elio, in kevlar carbonio, che alberto ha inserito, ottenendo una nuova struttura molto più rigida e leggera rispetto al solo vetro. I pianetti non c' erano più e con l' occasione si è fatto ricorso a un pianetto stampato di elio, ma in carbonio. Avevo una vecchia pezza di grammatura fuori standard che mi ero tirato dietro da un viaggio in California e ne è risultato un manufatto LEGGERISSIMO e rigidissimo, in elio-carbonio. Nessun dubbio, servivano tubi porta ballast in fuso e nelle ali. Poco è mancato che non si facesse un sistema ad acqua, con lo scarico, ma, volando spesso al Cornetto, temevamo le reazioni degli ambientalisti della valle dell' adige, che permettono solo l' impiego di cabernet e teroldego. Putroppo, sia la birra caldeggiata da alberto che il vino sono troppo leggeri per le nostre esigenze. La disposizione del carico la abbiamo ottenuta ad occhio e alla fine nel muso abbiamo resinato troppa zavorra. Ma questo non è stato infine un problema. Nell' inserire infatti la nuova deriva (la parte fissa) si è approfittato per immettere direttamente nella coda il comando dell' elevatore, un attuatore di precisione americano impiegato negli UAV, che era sul banco da due anni, in attesa dell' aereo giusto. Per questo dispositivo, alberto ha studiato ed impiegato per il pianetto tutto mobile i nuovi leveraggi di cui si parlò in un post precedente. Per questo si è sfruttato un suggerimento indiretto dell' ingegnere, che non può mai mancare nella realizzazione di un nostro aereo. Fine della prima puntata, anche perchè gli appunti di alberto, che è il vero scrittore e demonio cospiratore e ispiratore, li ho su altro computer e devo andare a consultarli. ciao manubrio | |
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Gran Decapo Data registr.: 18-03-2007
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![]() alle 8,45 di mattina non è normale scrivere queste cose...........non sei ancora andato a letto vero ? ![]() | |
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User Data registr.: 05-03-2006
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| Grazie
Grazie a tutti per i complimenti, ma grazie sopratutto per i consigli che mi avete dato; adesso pensiamo al collaudo...è ora di svernare! Aggiungo altra foto con particolari interni. Gustatevela! Nicola
__________________ ...FAVENTIBUS VENTIS... |
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| Grazie!! Citazione:
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User Data registr.: 31-03-2005 Residenza: Torino
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![]() aspetto le puntate successive... ![]()
__________________ quota, velocità, idee: averne sempre almeno due | |
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User Data registr.: 03-12-2005 Residenza: San Giovanni V.no (AR)
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![]() ![]() ![]() A parte le battute mi ha fatto fare un salto indietro di qualche anno di quando Mario sul pendio mi parlava del profilo KW. Mi ricordo che quando pubblico una serie di articoli sul volo in pendio ci mise anche quel profilo. Ma è sempre in attivita KW??? | |
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User Data registr.: 27-09-2007 Residenza: Lucca
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ho gia' proposto in altro thread la sua subitanea santificazione ![]()
__________________ Andrea Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. | |
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Guest
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Capii subito che era li per stare in pace, non compresi pienamente la risposta ma ne fui soddisfatto. Del profilo lessi anch'io su modellistica proprio un articolo di Marzocchi. C' era anche il disegno, con tanto di richiamo all suola della scarpa. Lo citò,credo, in un articolo di uno swift (forse un Acrobat O swift) fra i primi, proprio di KW. Ricordo la foto come se se la avessi davanti. Una altra volta, ma forse sogno, il profilo fu citato a proposito del Giallone che era nelle mani del suo costruttore, Luca Simeoni. Nella capotta, allora trasparente, c' era un pupazzetto con i capelli rossi. Ah, che tempi. I carichi di Marzocchi mi sembravano impossibili, ora invece... Quanto c'è stato da imparare da quegli articoli, e la bellezza delle foto! Ricordo che comprai da Menozzi e Simone Ganassi un libelle arancio di Marzocchi, che feci volare una volta sola, a canossa, ma non si sollevava da dieci metri sotto il pendio, nonstante quello che allora ci sembrava un vento gagliardo. Non era aereo da canossa. Ed era troppo per me. Ogni tanto lo tiravo fuori e lo guardavo. Poi si perdette. Ma è tornata la fusoliera, recuperata da Tarter che la aveva localizzata e oggi ha ali nuove, bianche. Questa estate volerà, insieme ad altri modelli di Marzocchi, in suo onore. Un brindisi ai modellisti lontani.http://www.baronerosso.it/forum/imag...s/rolleyes.gif Ultima modifica di manubrio : 25 aprile 09 alle ore 00:36 | |
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