Citazione:
Originalmente inviato da alexbenny Apro questo post... Grazie a Claudio al quale avevo fatto una domanda in privato, che da SUPEPROFANO credevo fosse stupida o banale :
cè una distanza ideale tra la coperta e l'attacco del boma della randa sull'albero..... ??
semmai qualè il modo migliore per calcolarlo ?? |
L'altezza più redditizia del boma dovrebbe essere quella a filo della coperta, che permette di raccogliere il vento di rimbalzo su di essa e che, quanto più è vicino, tanto meno risente di turbolenze. Questo non è ovviamente realizzabile sulle barche con equipaggio, ma potrebbe benissimo incidere positivamente sulla resa della randa in un modello (oltretutto è un fattore che incide a sfavore nel calcolo del rating - presumo non considerato nei modelli: nel certificato di stazza l'altezza del boma - detta BAS - è la distanza compresa fra il punto più basso della faccia superiore del boma ed il piano d'insellatura al traverso dell'albero).
E' un principio noto, ma poco tenuto in considerazione per antiche prevenzioni sull'argomento. Se fai caso, le barche da regata moderne utilizzano un boma a struttura tubolare con sezione triangolare rivolta verso il basso, anche per questa ragione. E' infatti dimostrato che la depressione dovuta a questa forma rovesciata non incide sulle prestazioni del primo ferzo della randa, in quanto il vortice creato si manifesta con rotazione "ad uscire" rispetto all'inferitura della vela, senza quindi interferire con la sua portanza.
I disegni sopra riportati traggono in inganno, cercando di dimostrare l'esatto contrario. Innanzi tutto raffigurano uno scafo, il cui sbandamento fa presumere un'andatura all'orza, quindi il vento dovrebbe provenire da circa 20-25° da prua e non dal traverso dello scafo, per cui quella zona d'ombra - in realtà quasi trascurabile, essendo provocata dal deflusso al mascone (anteriore) e non al baglio max - appare esagerata.
Seconda cosa, niente affatto marginale - come sanno bene i windsurfisti - il vento che rimbalza sul pelo dell'acqua rallenta nella zona di attrito con il fluido (cioè quella inferiore), producendo una turbolenza con rotazione a favore della portanza della parte bassa della randa, riducendo ulteriormente la zona d'ombra.
Il consiglio per un modello è quindi di sfruttare al massimo il "vento di coperta". Tieni anche conto che questa zona è libera dagli scarichi in uscita dal canale del genoa (cosa che invece non avviene appena più in alto), e già questo sarebbe un buon motivo per approfittarne.
Spero che questo intervento venga considerato per ciò che vuole essere, cioè un tentativo di spiegazione del "perchè" del fenomeno (ovviamente per chi ne fosse interessato) e non un semplice esercizio di teoria, trattandosi di un argomento un pò ostico e molto matematico da affrontare.
Ciao
Max