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Vecchio 30 novembre 07, 17:33   #10 (permalink)  Top
luca.masali
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Originalmente inviato da kikki
Io la butto li.
Ma nessuno avrebbe voglia di spiegare per punti come si affronta un progetto.
A
B
C
Credi di aver capito una serie di cose, ma non riesco a incastrare. Mi manca un metodo.

Ciao R
A: Si decide che razza di aereo si vuole ottenere: lento, veloce, a motore o senza.

B: lo si dimensiona in modo che il carico alare sia ragionevole; si disegna la pianta dell'ala e se ne calcola la superficie, poi la si divide per il peso stimato del modello; poniamo un'ala rettangolare di un metro con corda di 15 cm ti dà 15 decimetri quadrati di superficie. Se il modello peserà a occhio un chilo, il tuo carico alare sarà attorno a 67 g/Dmq.
Un carico alare attorno a 20 g/decimetro quadrato va bene per un modello indoor, tra 30 e 50 per un paperone tranquillo, tra 50 e 75 per un trainer o una semiriproduzione, tra 75 e 100 per un modello sport veloce, oltre 100 per il momento lascia perdere.


C: Dimensionata la dimensione dell'ala in funzione del carico, si sceglie un profilo adeguato; un buon compromesso che va bene per tutti i modelli senza troppe pretese è il Clark Y, un piano convesso molto sincero nel comportamento che è anche facile da costruire, non richiede scaletti se si lavora con le centine tradizionali e anche le dime per il taglio non hanno nessuna difficoltà. Va bene sia per aerei a motore che veleggiatori non spinti, ma essendo appunto piano convesso non è il massimo per gli acrobatici, che gradiscono di più i profili biconvessi asimmetrici, mentre per i modelli veloci è meglio un profilo più sottile, piano convesso o biconvesso che sia. Per il 3d invece l'ideale è un bel biconvesso simmetrico molto spesso, come alcuni della serie Naca. Poi ci sono modelli speciali che vogliono profili speciali, tipo i delta che hanno bisogno di profili autostabili.

D: Anche la pianta dell'ala ha le sue ragioni; una freccia anche moderata aumenta la stabilità longitudinale, ma occhio a non fare le estremità troppo strette: rischieresti che in una virata stretta perdano portanza, facendoti entrare in vite. per ovviare al'inconveniente, si può svergolare leggermente (un paio di gradi al massimo) la parte finale dell'ala, svergolamento positivo cioè naso del profilo verso l'alto. Oppure si può incrementare leggermente lo spessore delle centine, passando per esempio da un profilo al 14% alla radice fino al 15 o 16% all'estremità.

Se hai l'ala rettangolare e vuoi comunque aumentare la stabilità, devi dare un poco di diedro all'ala, senza esagerare sennò diventa diffcile virare. Le ali a freccia hanno bisogno di poco o niente diedro, anzi a volte (un esmpio è il MiG 15) per virare bene ci vuole un pò di diedro negativo.

E: Fatta l'ala, va dimensionato il piano di coda: la regoletta semplice è che l'apertura sia un terzo dell'ala. Ci sono ovviamente formule più precise, ma per adesso va bene così.

F. la deriva va dimensionata anche lei, la formula non me la ricordo (vado a occhio) ma la trovi sul sito del Peppe 46.

G. A questo punto, resta da determinare il diedro longitudinale, cioè l'incidenza dell'ala rispetto al timone; non conosco formulette facili, io parto da 2 gradi e poi aggiusto in volo.

H. Se c'è il motore, ed è sul naso, un paio di gradi in basso e a destra serviranno a bilanciare coppia di reazione e momento cabrante.

I. Il centro di gravità è fondamentale; in generale i modelli si bilanciano tra 1:3 e 1:4 della corda geometrica media; sul mio sito trovi un pratico foglio di calcolo per calcolare il CG di un ala a partire da poche misure geometriche:
http://www.masali.com/Inside/Models/Falco/cog.htm

E questa è la base, poi naturalmente il resto lo si impara facendo


p.s.:
...Odi naturalmente ha ragione, ma inzomma, per progettare un aeroplanino mica bisogna essere ingegneri della nasa: si fa, si sbaglia e ci si diverte
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Ultima modifica di luca.masali : 30 novembre 07 alle ore 17:37
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