Originalmente inviato da info@blizz-timing.com Ieri via e-mail sono stato contattato da Paolo Dapporto, un grande amico che ho frequentato assiduamente dal 1978 al 1996.
Durante quegli anni la passione per laeromodellismo mi aveva letteralmente catturato, portandomi come spesso accade ad esagerare a tutto danno delle persone care che vivevano intorno a me.
Non mi pento per le nottate trascorse in cantina od i fine settimana sui campi di volo, magari a 500 Km da casa, ma onestà impone di ammettere che le mie ricerche, la sperimentazione ed i risultati ottenuti sono stati alimentati anche dal sacrificio e dalla generosità dei membri della mia famiglia.
Come tutti o quasi, avevo iniziato con un modellino ad ala alta, propulso da un Supertigre (ex auto modello) da 3,5 cc..
Lo avevo schiantato un numero indefinibile di volte, ma dopo un anno avevo finalmente imparato a decollare, volare goffamente e soprattutto ad atterrare, riuscendo la maggior parte delle volte a limitare i danni.
Sono sempre stato un esibizionista, perfettamente consapevole delle mie limitate qualità di pilota, in particolare nel settore acrobatico, pertanto, volendo partecipare alle manifestazioni e catturare lattenzione del pubblico, ho dovuto cercare discipline particolari.
In questo, il grande Giuseppe Dardanello di Mondovì, ancora oggi in attività a quasi 80 anni, è sempre stato il maestro.
Con il pulsoreattore, motore difficile da avviare e da carburare (a quei tempi) a dimostrazione delle sue indubbie capacità, costruì un bipulso, un tripulso e fin anco un quadri pulso, riuscendo ad avviare nel breve volgere di una decina di secondi, tutti i motori (ancora qualche attimo e tutto sarebbe andato arrosto).
Con Giuseppe lo spettacolo era sempre garantito, anche perché a volare tanto basso, magari in rovescio, non era infrequente assistere ad un pirotecnico atterraggio a motori accesi.
Allepoca, mi ero recato a Set, in Francia, invitato a partecipare ad una festa dellaviazione, dove una professionale organizzazione era riuscita a coordinare il volo di vere macchine volanti (ricordo in particolare il volo acrobatico di un Pitts Special e quello della Patrouille de France) con quello di numerosi aeromodelli.
In quelloccasione vidi lesibizione di Giuseppe Dardanello, che con il volo del suo delta bi-pulso, aveva riscosso un successo tale da essere chiamato in volo, a furor di popolo, ben otto volte a dispetto di altri più importanti aeromodelli che di voli ne fecero forse nemmeno uno.
Allora compresi limportanza del giudizio del pubblico e soprattutto la necessità di poter disporre di qualcosa di diverso, nuovo, inusuale.
A quei tempi poteva essere un bipulsoreattore da 250 Km/h in grado di eseguire un programma acrobatico semplice od un aeromodello elettrico che, lanciato a mano dal pilota, saliva verticalmente in pochi secondi, misurandosi poi in velocità, a motore spento, con altri aeromodelli motorizzati in modo tradizionale (non dimenticate che sto parlando di circa 25 anni addietro).
In quegli anni a Molinella, il sabato che precedeva la manifestazione di giugno, si era consolidato il rito del volo notturno, da mettere in atto appena terminata la cena a base di salcicce e braciole.
Volare con un aereo ad elica poteva essere divertente, ma per stupire gli amici era dobbligo volare con il pulso
Perché vi racconto queste cose?
Esclusivamente per sottolineare che allora, nonostante letà, eravamo tutti o quasi, animati da uno spirito goliardico ed avventuroso oltre ad una passione sfrenata per il volo RC.
In quegli anni, mi capitò di leggere lannuario dellAero Club dItalia, riportante i regolamenti delle varie specialità ed allultimo capitolo la voce magica: PRIMATI.
A Torino, ancora non era spento il ricordo del grande Bellocchio, che oltre ad aver costruito un apparato radio made in Italy, poche ore dopo lallunaggio di Apollo 11, tentò un volo da primato fino a Riccione.
Se non ricordo male il tentativo (poi riuscito) del primato dovette essere posticipato a qualche settimana più tardi, a causa di un leggero danneggiamento del velivolo in fase di rullaggio, ma a me piace ricordare levento abbinandolo alla prima passeggiata delluomo sulla luna.
Il racconto di questa avventura, per bocca di Luciano Zulberti, altro inossidabile aeromodellista, mi aveva sempre appassionato, stimolando la mia fantasia e fu così che iniziai a fantasticare sullargomento.
La realizzazione di un record passa attraverso ad una serie di fasi estremamente lunghe e complesse:
Studio dei regolamenti
Scelta della classe ed dei tipi di record nei quali cimentarsi
Scelta della forma
Realizzazione del progetto
Richiesta di aiuto e consulenza (disponiamo in Italia dei migliori esperti)
Realizzazione del velivolo
Prove e collaudi
Preparazione della motorizzazione (a scoppio od elettrica)
Preparazione dellapparato radio e sua alimentazione
Scelta della location per il tentativo
Reperimento di 3 commissari FAI
Dal 1985 al 1996 fui letteralmente fulminato dal desiderio di stabilire dei primati e non più per la notorietà che ne poteva derivare, ma per il desiderio di mettermi in gioco e provare a raggiungere quanto mi ero prefissato (il mio segno è lAriete).
In quel periodo, senza rinunciare a tre titoli italiani di volo elettrico, riuscii a stabilire prima due record italiani (1985) e successivamente 16 record mondiali, di alcuni dei quali, in verità, ormai è difficile trovare traccia.
Il mio racconto per il momento finisce qui.
Se largomento può ancora essere di vostro interesse, sarò lieto, di raccogliere i ricordi ed un poco alla volta ripercorrere quei giorni, fatti di fallimenti ripetuti, di amare delusioni, di ostinati tentativi, ma alla fine, di grandissime soddisfazioni.
Gianmaria Aghem
P.S.
La bandiera visibile in foto è quella russa.
Prima di partire avevamo acquistato tutte le bandiere dei paesi che avremmo attraversato per poterle esporre in segno di omaggio. |