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Vecchio 21 maggio 12, 19:11   #1 (permalink)  Top
Manrico
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F3A: "A cosa serve il Campionato Italiano F3A?"

Ciao a tutti,

Vento e pioggia a parte, l’ultima gara di F3A che ho visto a Buscate mi è sembrata veramente un po’ noiosa rispetto a quelle cui ero abituato ad assistere in passato. Ho quindi pensato di riflettere sull’attuale regolamento per capire se sia opportuno e possibile ravvivare la situazione.

Il regolamento è lo strumento che definisce le norme di funzionamento del Campionato, determinandone il grado di efficacia nel conseguire i propri obiettivi. Per conseguenza, è opportuno valutarlo in funzione degli obiettivi che il Campionato intende perseguire. Da qui la domanda: “A cosa serve il CI F3A?”.

A mio avviso il CI F3A dovrebbe essere finalizzato al perseguimento dei seguenti obiettivi:

1. Promuovere lo sviluppo della categoria, attraendo nuovi Piloti dandogli la possibilità di dimostrare le proprie capacità in gara, facilitando il confronto, lo scambio d’idee e l’apprendimento, e quindi il continuo miglioramento delle competenze e delle tecnologie;

2. Selezionare i Piloti migliori, identificando equamente i vincitori e selezionando gli elementi della squadra che ci rappresenterà nelle competizioni Internazionali.

In un recente passato il CI F3A Sport serviva prevalentemente a cogliere il primo scopo, mentre il CI F3A serviva soprattutto a conseguire il secondo. Oggi, purtroppo, i due obiettivi devono essere perseguiti da un solo campionato.

Permettetemi di aprire qui una parentesi per sostenere che, a mio avviso, sarebbe proprio opportuno ridar vita al CI F3A Sport, che consentiva a Piloti di tutte le regioni Italiane di avvicinarsi alla categoria in modo più accessibile in termini di costi e impegno. Io sono convinto che, negli anni, la gestione di questo vivaio abbia costituito il motore principale della notevole diffusione dell’F3A in Italia, facilitando l’incubazione dei notevoli Piloti di cui oggi ci possiamo vantare. Questo ruolo è ancora ben svolto dal Campionato Cisalpino nel Nord, ma il resto dello scarpone è stato lasciato scoperto. L’opportunità’ di riattivare questo importante strumento di diffusione è legata ai futuri sviluppi dell’Aereo Club d’Italia, che monitoriamo con attenzione.

Tornando all’analisi dell’attuale regolamento, osserviamo che la classifica finale è oggi formulata applicando il seguente meccanismo:

a. Tutti i Piloti realizzano due lanci di P, il programma più semplice, dopo di che i risultati di ogni lancio sono normalizzati, cioè tradotti in millesimi;

b. A questo punto è calcolata una classifica parziale, sommando i millesimi ottenuti da ogni concorrente nei primi due lanci oppure scartando uno dei risultati e tenendo buono il migliore. Conseguentemente, i primi dieci piloti sono chiamati a compiere un lancio di F, il programma più difficile, il cui risultato viene, a sua volta, tradotto in millesimi;

c. Infine, per determinare la classifica finale, ogni Pilota può scartare il peggior lancio fra i tre realizzati, mentre la somma del punteggio conseguito nei due migliori determinerà la sua posizione finale rispetto agli altri.

A questo punto però, al fine di non perderci qualche lettore che non conosce tutti i dettagli, è utile ricordare in cosa consiste questa “traduzione in millesimi”, che è un semplice processo statistico chiamato: normalizzazione di una serie di dati.

All’inizio del processo di valutazione, i giudici assegnano un punteggio da 0 a 10 ad ogni figura. Questo numero è moltiplicato per il coefficiente di difficoltà della figura e quindi sommato a quello degli altri giudici, producendo il punteggio conseguito dal Pilota nella realizzazione della figura. I punteggi delle singole figure sono quindi sommati ottenendo il valore assoluto prodotto dal Pilota nel lancio. Questo permette di ottenere una classifica di lancio espressa in valori assoluti.

Tali valori sono normalizzati assegnando al più alto un punteggio pari a 1.000 e poi calcolando il rapporto proporzionale tra questo e ciascun altro rispetto alla base mille. Il calcolo di queste proporzioni, applicato a tutti i punteggi assoluti, produce la classifica del lancio espressa in termini di distanza, in millesimi, prodottasi fra un pilota e ogni singolo altro.

Il processo di normalizzazione dei dati è molto utile perché rende molto più efficacemente leggibili le classifiche di lancio e poiché permette di sommare i risultati di diversi lanci cumulando, e quindi accorciando o allungando, le distanze che si sono prodotte fra un concorrente e l’altro.

E’ però importante rilevare che la normalizzazione non tiene per nulla conto dell’eventuale diversità della situazione competitiva nell’ambito della quale i singoli risultati sono stati conseguiti. Pertanto, se sommiamo valori in millesimi che sono stati prodotti svolgendo programmi diversi, come ad esempio un P e un F, si dovrà ritenere che, per il calcolo della classifica finale, è data la stessa importanza alla realizzazione del P quanto dell’F; come se fossero programmi di pari difficoltà, anzi: esattamente uguali.

Ora che abbiamo condiviso il concetto di normalizzazione e le sue implicazioni per la determinazione di una classifica, possiamo tornare ad analizzare l’efficacia del nostro attuale regolamento rispetto agli obiettivi che abbiamo prima enunciato.

Primo obiettivo: promuovere lo sviluppo della categoria.

Il programma P è disegnato dalla FAI come una routine di accesso alla categoria e quindi sarà sempre relativamente semplice. Con un po’ d’impegno tutti i Piloti potranno realizzarlo, magari non tanto bene da raggiungere i primi posti nella classifica di lancio, ma abbastanza da poter partecipare onorevolmente e cumulare esperienza. Pertanto, in funzione dell’obiettivo di promuovere la categoria, è molto opportuno che siano realizzati almeno due lanci di P in ogni gara di CI.

Tuttavia, anche richiedere a tutti i Piloti di realizzare almeno un lancio di F, come avveniva in passato, contribuirebbe al conseguimento di quest’obiettivo, poiché s’imporrebbe a tutti i concorrenti d’imparare nuove manovre e di cimentarsi nella realizzazione di un programma a volte ai limiti delle loro possibilità. Se poi qualche pilota meno esperto non volesse cimentarsi nell’F, non sarebbe un problema, semplicemente perderebbe un’opportunità’ di apprendimento e qualche punto.

Non capisco quindi perché, secondo l’attuale regolamento, il lancio di F debba essere compiuto solo da dieci Piloti.

In conclusione, ritengo di poter dire che, tramite la realizzazione dei due lanci di P, il primo obiettivo del CI venga ragionevolmente ben perseguito; però penso anche sarebbe molto opportuno reintrodurre la necessità, per tutti i piloti, di realizzare almeno un lancio di F, al fine di innescare un processo di costante ricerca del miglioramento anche fra i più pigri e abitudinari.

Secondo obiettivo: Selezionare i Piloti migliori

La selezione dei Piloti migliori si determina con la formulazione della classifica finale. Questa è determinata dai risultati normalizzati di ogni singolo lancio, dalla possibilità di scartare alcuni di questi e infine, dal modo in cui i risultati abilitati sono sommati per calcolare il risultato finale.

Per iniziare quest’analisi osservo che, mentre il programma P svolge una buona funzione quale programma di accesso alla categoria, non si può certamente dire che questa sia una routine adatta a discriminare fra i piloti migliori. Infatti, questi lo realizzano tutti in modo abbastanza simile, spesso compiendo pochi piccoli errori e quindi, necessariamente, le distanze marginali fra i primi tre o cinque posti nella classifica prodotta dai voli di P saranno sempre molto influenzate, in perfetta buona fede, dalla soggettività del singolo giudice. Questo perché la differenza fra un 8 e un 9, come fra un 9 e un 10, sarà sempre relativamente aleatoria in quanto legata principalmente alla valutazione del fattore “Eleganza”; in quanto, probabilmente, a quel livello, la “Precisione” e la “Posizione” sono state giudicate perfette. Queste saranno sempre differenze marginali influenzate dalla inevitabile soggettività del giudizio. Tuttavia, sono proprio tali piccole differenze che spesso determinano l’assegnazione dei primi posti in classifica.

Al contrario, la realizzazione di programmi molto più difficili, come l’F o gli sconosciuti, costituisce il modo ideale per discriminare fra i piloti migliori, perché questi programmi mettono il Pilota a più dura prova traendolo più facilmente in errore. Questi errori saranno pertanto più visibili ai giudici, che avranno modo di ridurre l’impatto negativo della propria inevitabile soggettività, producendo classifiche più aderenti alla realtà.

Da questo ragionamento si deduce quanto sia importante, ai fini di operare un’equa selezione, utilizzare programmi difficili e pertanto: selettivi.

Purtroppo, con l’attuale regolamento, i dieci Piloti chiamati a realizzare il volo F possono addirittura scartare questo punteggio nella determinazione della propria posizione nella classifica finale, contabilizzando soltanto i risultati ottenuti nei due voli di P. Alla luce delle considerazioni precedenti, questo mi sembra evidentemente molto inappropriato.

Terminando l’analisi di quest’obiettivo penso si possa quindi dire che l’attuale regolamento non sia particolarmente adatto a determinare la selezione dei migliori Piloti Italiani.

Vorrei cogliere quest’occasione per proporre dei miglioramenti che potrebbero essere accolti nell’ambito di una possibile revisione del regolamento per il prossimo anno.

A mio avviso, come minimo, le gare di CI F3A dovrebbero essere impostate in base alla realizzazione di due lanci di P e due di F. Nel calcolo della classifica finale, i Piloti dovrebbero essere autorizzati a scartare il loro peggior volo di P e il peggiore di F, sommando quindi i risultati dei due migliori: P ed F.

Questo nel caso s’intenda assegnare al P e all’F la stessa importanza per la determinazione della classifica finale. Altrimenti, si potrebbero assegnare ai due voli differenti coefficienti di ponderazione, facendoli quindi “pesare” in modo diverso nel calcolo della classifica. Ad esempio, il risultato del P potrebbe valere 0.4, mentre quello dell’F 0.6. In questo modo si attribuirebbe più valore all’F che, come abbiamo visto, e’ un programma più adatto a discriminare fra i piloti migliori in quanto tende a ridurre l’impatto della soggettività del giudizio. Inoltre s’indurrebbero i Piloti a impegnarsi di più nel perfezionamento del programma F che, come sappiamo, nelle gare all’estero conta moltissimo per la vittoria.

Un’altra logica di miglioramento potrebbe invece essere di realizzare due voli di P, uno di F ed uno sconosciuto e quindi calcolare la classifica scartando un volo di P e poi sommando i risultati di tutti gli altri. Infine, se non si volesse dare eccessiva importanza al P e allo sconosciuto, si potrebbero applicare i seguenti coefficienti di ponderazione: (P*0.3)+ (F*0.4)+ (S*0.3), determinando in tal modo il risultato finale dando particolare rilevanza alla performance sul programma F.

Ritengo che queste innovazioni renderebbero il CI F3A più selettivo, contribuendo a una migliore definizione della Squadra Nazionale, ma aiuterebbero anche i giudici a minimizzare il loro inevitabile grado di soggettività. Inoltre, le gare di campionato si farebbero più interessanti, sia per i Piloti sia per il pubblico, pur continuando a dare a chiunque la possibilità di partecipare.

Personalmente trovo le gare di F3A organizzate in base all’attuale regolamento abbastanza noiose e senza pepe. Forse è anche per questo che preferisco andare all’estero a giudicare gare di F3M: con il suo programma Internazionale “mooolto difficile”, gli sconosciuti e infine il Free Style con fumi e musica.

Voi cosa ne pensate?

Manrico Mincuzzi
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