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Vecchio 24 febbraio 11, 00:09   #68 (permalink)  Top
claudio v
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Originalmente inviato da RenatoC Visualizza messaggio
M... proporrei di tornare IN-TOPIC, ovvero come migliorare le prestazioni delle IACC120.
Per questo mi rivolgo a ClaudioV perchè ho un po' di domande da fargli sul progetto Magic Urca. In primis: che tipo di calcoli fai sulle forme della scafo e che software usi?

Te lo chiedo perchè da questo punto di vista sono un po' carente.
I miei calcoli sono molto blandi: disegno le ordinate su autocad e le esporto su Rhino per verificare dislocamento, centro carena (a 0° e 30°) e superficie bagnata. STOP!!!!!
.....
Sto cercando dei programmi che, dandogli come input un solido proveniente da autocad o rhino, mi stimino per lo meno la resistenza di avanzamento e la variazione delle superfici bagnate in asseto dinamico. Conosci niente?
Ciao Renato

Provando a ritornare in tema incomincio a rispondere a te e anche ad altre domande sul genere ricevute altrove a proposito del beccheggio che potrebbe indurre una forma come quella scelta per Magic Urca AC120

Gli strumenti per le simulazioni sono i soliti, cioè il cfd di Ansis quando possiamo. Sappiamo che i risultati sono solo qualitativi per lo scafo e per tali li prendiamo: servono per lo più a capire di non avere punti di pressione/depressione strani sulla superficie dello scafo e a "correggere la forma" facendo rimanere quelli che mi interessano e facendo sparire/ridurre quelli che capitano non voluti.

Il problema è che quella simulazione non può tenere conto del “pelo libero” e di conseguenza della forma d’onda, lì ci vorrebbe un VPP di cui non dispongo perché esula troppo da quelle che sono le mie competenze lavorative e gli "specialisti" disponibili.

Però, in qualunque simulazione software si faccia, quello che sta alla base di tutto è l'assetto in acqua imposto per farla: la barca sotto la spinta delle vele si inclina ma si apprua anche e, nel contempo, aumenta di dislocamento.

L’inclinazione e l’aumento di peso sono gli unici dati certi, perché uno è imposto e l’altro calcolato, almeno in prima approssimazione.

L’appruamento invece non è facilmente deducibile, specie su un modello e con i mezzi “normali” a disposizione: dipende da troppi fattori il cui dato di partenza non è certo.
Alla fine la risolvo semplicemente fotografando la barca in acqua più piatta possibile per supporre quanto uno scafo si apprua con una certa inclinazione di bolina e poi lo simulo in statica con dei pesi, registro quanto ruota lo scafo e ricalcolo il volume e il suo centro.

In questo modo ho un dato empirico che mi dice che, con un certo peso piazzato a una certa distanza dal CC ottengo un certo appruamento e un certo spostamento di CC da statico di partenza a dinamico simulato.

Diciamo che una volta quantificato il momento “appruante” dato da un certo armo saprò per similitudine cosa fare sugli altri e quindi non vado certo a ricalcolare tutto ogni volta.
Una volta conosciuto il momento appruante basta semplicemente simulare, a parità di dislocamento e sua variazione di cui sopra, la corrispondente variazione di posizione del baricentro che lo equilibra anche su scafi diversi.

Quale sarà lo scafo più stabile all’appruamento dal punto di vista statico?
Quello la cui variazione di posizione del volume sarà maggiore a parità di angolo. Con il cad è facile verificarlo per iterazioni successive: si sposta il piano di taglio e, a volume imposto, si vede quanto e come si muove il baricentro.

L’ideale è cominciare su uno scafo noto con un armo noto e comparare il riscontro ottico con la simulazione cad fino trovare una correlazione decente.

A complicare le cose subentrano poi gli aspetti “dinamici” per cui certe forme di poppa generano una depressione più o meno forte che “succhia” la poppa verso il basso, ma se si misurano sbandamenti ridotti a basse velocità questo fenomeno può diventare trascurabile.

Appurato che il nostro scafo è stabile al beccheggio in statica, sappiamo che lo sarà per quanto riguarda l’appruamento generato dalle vele… ma in caso di onda… beh, molta variazione di volume verso prua per piccoli angoli significa anche generare facilmente del beccheggio con onda
La stessa cosa, ma verso poppa, potrebbe smorzarlo un po’…
Come sempre ogni cosa ha i suoi pro e contro.

Dopo tutto questo preambolo come software base uso il mio famoso foglio di calcolo dove prendo in considerazione solo i numeretti e con quello faccio lo studio base, poi passo alla matita+carta e disegno la prima bozza o la ottengo modificando una esitente. A questo punto subentra l’amico caddista che mette in 3d su solidworks il tutto… e poi si va di labor limae avanti con calma mettendo a posto le varie parti e reiterando le simulazioni finchè non ottengo quello che mi ero prefissato all’inizio…

La domanda lecita è… ma tutto sto casino serve??
Beh… anche no… finchè si fanno forme più o meno regolari, più o meno copiate da altre che hanno dimostrato di funzionare.
Se si vuole “evadere” dalla monotonia e provare a fare qualcosa di un po’ diverso serve abbastanza a non produrre una *agata mostruosa.
Serve soprattutto per sperimentare cosa succede a fare certe cose piuttosto che altre, ma bisogna ben sapere che le differenze, se tutto va bene, saranno piccole.

Comunque, e qui sta il succo della discussione, le AC120 hanno un plus ripetto alle IOM, m etc dato dagli slanci che vanno ad influire sulla lunghezza effettiva al galleggiamento e anche sullo spostamento del CC (e relativo equilibrio)… e questa è sicuramente la parte più interessante ed unica di queste barche RC da regata...

Il seguito alle prox, è tardi…
Ora, magari, si potrebbe fare qualche ipotesi a riguardo e su come avete pensato di gestire questo problemino in fase di disegno del barchino.
…notte.
claudio v non è collegato   Rispondi citando