Citazione:
Originalmente inviato da Sergio_Pers Per "nostro mondo" intendo i modelli di alianti ed in particolare gli F3K (che non dimentichiamoci, sono l'unica categoria ad avere una limitazione della apertura alare)
Voliamo costantemente con un piede nella fossa dei numeri di Reynold critici e il conseguente comportamento isterico del/dei profili.
Un aumento di carico alare porta ad una maggiore velocita' necessaria per il sostentamento (anche se per un fattore proporzionale alla radice quadra del carico), quindi a far volare il modello (almeno una maggiore porzione di ala) in condizioni migliori e quindi a guadagnare efficienza (la cosa e' fisicamente visibile)
Ovvio che la cosa ha un limite e sopra certi valori (legati al profilo ed alla configurazione) non ci sono benefici apprezzabili.
Spero di non averti confuso le idee.
Sergio |
No, nessuna confusione. Avevo interpretato bene ma volevo essere sicuro.
Tempo addietro pensavo
erroneamente che il rapporto L/D rimanesse identico al variare del carico, in realtà l'essere o meno in campo critico o subcritico fa variare anche sensibilmente le cose.
Concordo anche riguardo al limite oltre al quale l'aumento del carico alare diventa controproducente.
Contrariamente a quanto molti pensino modello veloce non significa automaticamente modello efficiente.
In fin dei conti la stessa cosa avviene nel volo a vela "Full Size": anche loro quando "grattano" hanno problemi di Reynolds critico (le corde di estremità non sono poi tanto maggiori delle corde medie di un medio veleggiatore, F3K esclusi) e le maggiori efficienze (qualche punto in più negli alianti più avanzati come il Diana 2) le raggiungono ai carichi più elevati.